Esiste ancora il pugilato? È praticamente scomparso dai circuiti televisivi, anche da quelli a pagamento perché non rende quanto gli sport maggiori, ma lontano dalle telecamere ci sono atleti e appassionati, palestre e tifosi, e ci sono ancora gli incontri di cartello, come quello che ha visto sfidarsi i pesi massimi Ivan D’Adamo e Granit Shala all’Agon Sportpark di Berlino, preceduto da un massacro di cechi. Il nostro inviato ce lo racconta.
Il massacro dei cechi e la dura (ma onorevole) sconfitta di Ivan D’Adamo.
La regola di questa rubrica è che si commentano solo gli incontri che si sono potuti vedere dal vivo. Ma, poiché la regola me la sono data io, oggi decreto un’eccezione: andare fino a Berlino mi sembrava eccessivo, pertanto ho visto la diretta sul canale YouTube della Agon Sport.
La serata si tiene nel quartiere di Charlottemburg all’Agon Sportpark, nome altisonante ma a giudicare dalle immagini è uno dei soliti capannoni: evidentemente al di là e al di qua delle alpi la situazione del pugilato è la stessa.
Molti dei pugili sono del team Agon, quindi è tutto fatto in casa. Il che, a differenza delle fettuccine al ragù, non garantisce che il risultato sia buono.

Si comincia con i pesi massimi, sale sul ring il ceco Peter Frohlich, 33 anni (ma ne dimostra almeno dieci in più) e un’epa che stonerebbe finanche su un coetaneo sedentario: per la foto sul manifesto deve avere mandato quella photoshoppata che usa su Tinder.
Chiunque lo abbia convinto a battersi contro Alexander Mueller vom Berge -un giovanottone tedesco al suo secondo incontro, fisico tirato e cognome il cui suono induce il riflesso condizionato di dare fuoco alla cascina e fuggire sulle montagne- dovrebbe essere processato e condannato per circonvenzione di incapace.
Il ceco viene malamente percosso da subito e si accascia verso la fine della prima ripresa, poi di nuovo all’inizio della seconda, nella quale prima di subire il terzo e definitivo atterramento trova il tempo di stramazzare a faccia avanti dopo avere mancato il bersaglio con un larghissimo e lentissimo gancio destro. Se Frohlich ha proprio bisogno di soldi, gli consiglio di vendere un rene al mercato nero dei trapianti, rischierà di meno e guadagnerà di più.
Poi nei pesi medi tocca al 35enne Milan Dvorak vedersela con Alexander Jegorow, la cui fronte breve e sfuggente indica lombrosianamente una innata ferocia. Il tedesco ha una vocazione da cecchino: avendo notato che il ceco si scopre sui fianchi, soprattutto il destro, lo martella lì.
Dopo averlo così frollato, nel secondo round inizia a dargli ganci destri sul cranio, tre dei quali producono altrettanti atterramenti negli ultimi settanta secondi della ripresa, e buonanotte.
Ed ecco l’incontro che più ci interessa (tecnicamente non è “di cartello”, ma tutto è relativo): il campione italiano dei pesi massimi Ivan D’Adamo, netturbino di Sant’Elia Fiumerapido (FR) che meno di tre mesi fa aveva difeso il suo titolo.
Granit Shala è di 16 anni più giovane, l’impressione è che sia anche decisamente più efficace. L’esperto D’Adamo se ne accorge e, dopo avere subito un knock down nella seconda ripresa, si chiude a riccio e praticamente non dà un pugno per tutto l’incontro, ma riesce a prenderne pochi.
Nell’ottava e ultima ripresa Shala, ormai con la vittoria in tasca, irride l’avversario roteando il destro e abbassando la guardia (in questi casi è d’obbligo augurare ogni male possibile a lui e ai suoi familiari), D’Adamo ha un momento di difficoltà e mette il ginocchio a terra, credo che venga contato ma la telecamera inquadra Shala all’angolo opposto e quindi non ne sono sicuro (da un regista di quelle parti non si può pretendere molto, non è un caso se il cinema tedesco fa schifo al pari della loro cucina e del loro pugilato).
Dunque sconfitta netta per D’Amato, ma gli va riconosciuto il merito di avere accettato una sfida difficile e non avere cercato il solito incontro di comodo. Alla fine aveva la faccia piuttosto gonfia, spero che almeno la borsa incassata sia stata buona.
Un altro po’ di mazzate e poi il clou: il tedesco Vincenzo Gualtieri batte Billi Facundo Godoy
Alla fine della seconda ripresa Bjoern Schicke mette ko lo spagnolo Joel Julio, il quale giace bocconi per un po’ prima di riprendersi.
Vincenzo Gualtieri è di famiglia calabrese, ma è tedesco di nascita e quindi di nazionalità. Viene vivacemente incitato dalla folla, saranno i soliti emigrati italiani allegri e fracassoni; a completare il quadro degli stereotipi Gualtieri ha fra i suoi tatuaggi quello di un rosario, proprio la collana disegnata attorno al collo e sul torace e che termina con il crocifisso.
Billi Facundo Godoy è un pugile esperto, tiene testa a Gualtieri che combatte con una guardia spavaldamente aperta, al 9° round va giù ma riesce a concludere dignitosamente le 12 riprese. Vittoria netta di Gualtieri, che si aggiudica il titolo (vacante) intercontinentale IBF dei pesi medi per 119-108, 120-106 e 120-108.

Per finire un KO “latino” e un titolo “UE”
Il cubano William Scull al 2° round con un destro d’incontro stende il colombiano Deneb Diaz e chiude il match aggiudicandosi il titolo latino IBF dei supermedi. Ora, capisco che mettere in palio un titolo purchessia rende l’incontro più interessante, e pertanto comprendo il dilagare di cinture. Ma il “titolo latino” no, dai! Se si va avanti così faranno il titolo mitteleuropeo e quello slavo (quello del Mediterraneo c’è già, e pure dell’UE).
E proprio il titolo UE IBF dei superwelter chiude la serata, il tedesco Jama Saidi e il francese Fouad El Massoudi danno vita a una bella battaglia, 12 riprese intense al termine delle quali il primo si conferma campione.
Se volete vedere i momenti salienti degli incontri, questo è il link.
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