Una lunga analisi dell’Economist testimonia l’inefficacia delle sanzioni imposte dall’Occidente contro la Russia che si stanno ritorcendo contro l’Europa.
The Economist: sanzioni clamoroso boomerang
Secondo il settimanale britannico, l’economia reale russa “si è rivelata sorprendentemente resiliente”. Nonostante i prezzi in consumo siano balzati di oltre il 10% dall’inizio dell’anno per effetto del deprezzamento del rublo, che ha reso più care le importazioni, e della ‘fuga’ di molte compagnie occidentali, che ha ridotto l’offerta, i consumi elettrici sono scesi solo di poco. E, secondo i numeri forniti da Sberbank, dopo un primo choc a marzo, i russi sono tornati tranquillamente a spendere in caffè, bar e ristoranti.
A fine aprile la banca centrale ha ridotto il tasso d’interesse chiave dal 17% al 14%, segnalando che il panico finanziario di febbraio sta rientrando.
Una spiegazione, secondo l’Economist, è che la Russia aveva un’economia sostanzialmente “chiusa” anche prima dell’invasione in Ucraina e questo limita la portata dei danni che le sanzioni riescono a creare. Ma la ragione più forte del fallimento della strategia dell’Occidente è nelle fondamenta stesse dell’economia russa, basata saldamente sui suoi immensi giacimenti di combustibili fossili.
Even before the invasion Russia was a fairly closed economy, limiting sanctions’ bite. But the biggest reason for the economy’s resilience relates to fossil fuels https://t.co/FzUyicr9HY
— The Economist (@TheEconomist) May 12, 2022
Mosca, calcolando solo il periodo cha va dall’inizio del conflitto, ha esportato combustibili fossili per almeno 65 miliardi di dollari, lo ha calcolato il finlandese Centre for research on Energy and Clean air.
Nel primo trimestre dell’anno gli incassi di Mosca dagli idrocarburi sono cresciute di oltre l’80% su base annua. Ogni giorno il Paese accumula circa un miliardo di dollari grazie al suo export energetico.
Le esportazioni cinesi verso la Russia sono rimaste sostanzialmente stabili ad aprile, mentre le importazioni sono cresciute del 13%.
La Germania ha visto il suo export scendere del 62% e le importazioni contrarsi soltanto del 3%.
Il risultato di tutto ciò è che il surplus commerciale russo potrebbe raggiungere livelli record nei prossimi mesi. L’Institute of international finance stima che l’avanzo corrente potrebbe arrivare a 250 miliardi di dollari, il 15% del Pil, oltre il doppio rispetto ai 120 miliardi di dollari registrati nel 2021.
Claus Vistesen di Pantheon Macroeconomics, ha lamentato che le sanzioni hanno finito per finanziare la guerra e la loro efficacia, osserva invece Elina Ribbakova dell’Iif, si sta sempre più indebolendo.
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