La premessa del “Putin delendo est” polarizza il dibattito ma crea un fattore comune: a nessuna delle parti interessa minimamente la sorte della popolazione ucraina.
Putin delendo est
Sulla guerra in Ucraina il sistema politico-mediatico ha fatto le squadre in modo del tutto analogo a come fece a proposito del Covid. Sul green pass, sui media esistevano solo due posizioni: i favorevoli senza se e senza ma, che dicevano che il vaccino era la sola panacea che ci avrebbe restituito la normalità piena e auspicavano TSO per vaccinare i renitenti, e i complottisti che lucravano politicamente sulla paura dei vaccini.
Chi ragionevolmente rilevava che il vaccino, per quanto importantissimo, non fosse sufficiente per riavere la “normalità” e che erano necessarie misure strutturali di ventilazione era completamente ignorato in quanto incompatibile con la narrazione binaria di cui sopra.
Con la guerra sta succedendo la stessa cosa: le squadre sono, da un lato, gli antiputiniani neo-catoniani che per contratto iniziano ogni intervento con “Putin delendo est“, pronti a combattere Putin fino all’ultimo ucraino, e dall’altro impresentabili filoputiniani destrorsi/rossobruni per i quali Putin è tanto bravo e la colpa è tutta dell’Occidente.
Le posizioni sono opposte ma c’è un fattore comune: a nessuna delle due parti interessa minimamente la sorte della popolazione ucraina.
In mezzo, milioni e milioni di persone normali che schifano in toto l’aggressione di Putin, che assistono atterrite al crescente quantitativo di vittime e di devastazioni dovute al prolungarsi della guerra e che temono i rischi di ulteriore escalation indotti dalla spericolata reazione bellicista di USA e UK palesemente finalizzata a sfruttare la tragedia degli ucraini per abbattere Putin e trarre guadagni geopolitici.
Il denominatore comune delle due situazioni è il bipolarismo, che spazza via ogni complessità riducendo ogni problema ad uno stupido contest binario tra posizioni artificialmente definite e sostenute da partigiani tanto agguerriti quanto, spesso, minoritari.
A quasi trent’anni dal passaggio al sistema elettorale maggioritario, mai come oggi siamo in grado di vedere quanto quel cambiamento culturale sia stato pernicioso. Invece di restituire la sovranità agli elettori, ha ancor più allontanato tante persone dalla cosa pubblica, riducendo la politica ad un teatrino sensazionalistico e fasullo tanto quanto un incontro di wrestling.
La tanto sbandierata “governabilità” conseguente al maggioritario è stata usata solo per imporci provvedimenti liberisti che ci hanno impoverito sia economicamente che umanamente.
Insomma: se riusciamo a scampare la catastrofe nucleare, avremo tante cose su cui riflettere. Speriamo di averne il tempo.
Cartoline da Salò: un anno marchiato dalle stimmate della pandemia
Leggi anche
- L’antifascismo postmoderno: la guerra è pace
- Quale idea di Occidente? Un’analisi filosofica del conflitto
- Le Eumenidi di Eschilo, l’occidente e la guerra
- Cinico TV, nel 1992 Rai3 manda in onda i freaks di Ciprì e Maresco
- L’apocalisse nel Congo: figli di un dio minore
- Michele Santoro: “Gramellini, Fazio, Riotta…continuano a sparare cazzate e basta”
- Tastiera ed elmetto: quando il giornalismo è militante (e militare)
- Cesso, Chì chì chì cò cò cò e altri capolavori di Pippo Franco
- Teorema pasoliniano: l’uomo più solo del ventesimo secolo
- Cartoline da Salò: il nuovo libro di Alexandro Sabetti