Far cadere il veto di Erdogan all’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato ha un costo. E a pagarlo saranno i curdi.
Finlandia e Svezia nella Nato: il prezzo per Erdogan
Tutto si collega e ha conseguenze che vanno oltre le parole, i titoli, le dichiarazioni apparentemente neutre.
L’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato, accolta entusiasticamente dal carrozzone dei “valori occidentali” sapete quale conseguenza avrà nell’immediato? Il massacro dei curdi.
Quei curdi celebrati con le foto delle soldatesse martiri sorridenti nella guerra contro l’Isis (poi un giorno ci spiegheranno cos’è veramente quest’entità, ma è un altro discorso), che hanno riempito i social quando c’erano da difendere altri valori di libertà contro i fanatici dell’Islam. Ora però non servono più.
“La Turchia ha sempre sostenuto la politica delle porte aperte della Nato anche prima di questa guerra”. Sono le parole pronunciate dal ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu a New York dopo un colloquio con il segretario di Stato statunitense Anthony Blinken.
Il “No” della Turchia a Svezia e Finlandia è in realtà un “Ni”.
La mano tesa porta con sé delle condizioni. “Noi capiamo le preoccupazioni di sicurezza di Finlandia e Svezia – ha spiegato il diplomatico turco – ma anche le preoccupazioni di sicurezza della Turchia devono essere rispettate”. Ma cosa vuole ottenere veramente il presidente turco Recep Tayyip Erdogan per dare il via libera all’ingresso di Helsinki e Stoccolma nella Nato?
L’accordo con Erdogan per far cadere il suo veto prevede la mano libera della Turchia verso le Ypg cioè le Unità di protezione del popolo curdo in Siria che Ankara considera affiliate al Pkk. Ovvero terroristi. E a questo anche il rientro della Turchia dal programma F35 della Lockheed Martin (120 aerei entro il 2030) .
A New York, Cavusoglu ha incontrato anche il ministro degli esteri italiano Luigi Di Maio: “Non ho l’impressione che la Turchia voglia mettere un veto all’ingresso di Svezia e Finlandia”, ha detto Di Maio dopo il vertice in cui i due hanno trattato anche del ruolo turco di negoziatore tra Russia e Ucraina, l’altra carta che Erdogan sa di potersi giocare.
Tutto sulla pelle dei curdi.
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