L’Unione europea è prossima trovare l’accordo sull’embargo alle importazioni di petrolio russo ma, a detta di Habeck ministro dell’Economia tedesco, gli effetti sulla Russia non si vedranno, almeno non immediatamente.
La farsa per varare l’embargo al petrolio russo
Sono passate tre settimane da quando Ursula von der Leyen ha annunciato il sesto pacchetto di sanzioni dell’Unione europea. Nelle intenzioni ufficiali su spinta americana. Ma l’Ue cerca ancora di mettere d’accordo i 27 governi con interessi e posizioni talvolta non compatibili tra loro, tra slanci in avanti, come Polonia e Bulgaria sul gas, e ripensamenti.
Diversamente dagli Usa, le economie europee corrono rischi nettamente superiori innanzitutto nel settore energetico.
Nelle ultime ore ci sarebbe stata un accelerazione, ne è convinto il ministro dell’Economia tedesco all’emittente televisiva ZDF. “Ci sarà una svolta nel giro di pochi giorni“, ha detto Robert Habeck, aggiungendo però che gli effetti sulla Russia non si vedranno immediatamente perché l’aumento sui mercati mondiale del prezzo del greggio fa sì che Mosca incassi di più vendendo volumi inferiori di petrolio.
Secondo l’analisi dell’Ispi, la riduzione delle entrate per Mosca, “se protratte nel tempo, equivarranno a circa 570 dollari l’anno per ciascun cittadino russo. Viceversa, il maggior prezzo del petrolio Brent per i cittadini europei si traduce al momento in un costo di circa 150 dollari l’anno pro capite. In sostanza, i russi stanno ricevendo un colpo quattro volte superiore rispetto agli europei“. Ma non è scontato che, imponendo un embargo, l’UE riuscirebbe a minimizzare ulteriormente i ricavi russi, anzi. L’impennata dei prezzi sta compensando queste differenze, rendendo al momento inefficaci le sanzioni.
Ma i timori economici europei non sono solo energetici, ma riguardano il complessivo stato di salute delle economie europee. E i dati sono ormai chiari. 2022, ripresa economica in Eurozona da un +4,3% previsto nell’autunno scorso a un +2,7% previsto oggi. Peggio: “la Commissione europea ha stimato che uno “scenario avverso” potrebbe precipitare l’Eurozona verso una vera e propria “crescita zero” quest’anno (+0,2%)”. Crescono solo inflazione e spese. Inflazione aprile al 7,4%, con un aumento generale della spesa pubblica (stimoli fiscali, spese militari e umanitarie).
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