Modena, chiuse le indagini su morte operaia Laila El Harim: proprietario e delegato alla sicurezza indagati per omicidio colposo.
Laila El Harim come Luana
Laila aveva 40 anni, aveva una figlia di 5 e stava per sposarsi con il suo compagno Manuele. Invece è morta sul lavoro lo scorso agosto ma non per un “tragico infortunio” come titolano alcuni quotidiani.
Come Luana D’Orazio è morta per responsabilità dei suoi datori di lavoro.
Lavorava in un’azienda in provincia di Modena. La Procura ha chiuso le indagini. Queste le conclusioni:
“Non hanno considerato il rischio di contatto dei lavoratori con gli organi in movimento durante l’uso delle fustellatrici; di più, per un risparmio sui tempi di lavorazione, e quindi per trarne profitto, al posto della prevista protezione statica fissa hanno installato dei pareggiatori regolabili manualmente, consentendo così l’avvio del macchinario anche in presenza di un operatore al suo interno. E non hanno fatto seguire alla dipendente il corso di formazione di legge, non era quindi addestrata all’utilizzo di quella macchina così pericolosa”.
Queste sono le violazioni contestate dalla Procura di Modena ai datori di lavoro di Laila El Harim, l’operaia quarantenne di origine marocchina, ma in Italia da oltre vent’anni, residente a Bastiglia, rimasta incastrata e schiacciata in una fustellatrice alla Bombonette di Camposanto, grossa azienda attiva nel settore packaging.
Laila come Luana è stata assassinata.
I governi che hanno tagliato personale e controlli hanno contribuito a questa insicurezza.
Quando si parla di classe operaia, di classe lavoratrice si pensa stranamente che si tratti di maschi. Invece, come insegnava instancabile la compagna Lidia Menapace, le donne costituiscono la maggioranza del proletariato. E molte di loro arrivano da paesi lontani per cercare una vita migliore.
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