Il libertino è colui che ama fuori dagli schemi, che ama troppo; ed è grazie a lui che riscopriamo il culto di Venere.
Dal culto di Venere ai libertini
La figura del libertino attraversa la storia umana, sin dall’antichità classica, anche se essa viene a consapevolezza di sé solo con il movimento eretico tardo-medievale dei “Libertini spirituali” e poi con il “Libertinismo filosofico” o “erudito” dell’età moderna.
Il libertino è colui che ama fuori dagli schemi. “Uno che ama troppo”. I contemporanei odiavano, ad esempio, infatti Lord Byron, sommo poeta romantico, “per come faceva l’amore. Per le sue innumerevoli relazioni con uomini e donne. Lo odiavano perché amava in modo intollerabile. Lo odiavano perché era un libertino”.
Il grande amatore rappresenta e radicalizza la tendenza profonda e più propria della critica dei valori tradizionali della morale e della civiltà umana principalemente occidentale.
Il libertino è, rispetto all’uomo moderno, solo uno che ha più coraggio rispetto alla nostra società “emancipata” piena di miti e tabù.
La varietà del suo amore è la varietà e la pluralità dell’universo femminile: egli fa sentire unica ogni donna, perché veramente ogni donna è un cosmo a sé.
Il culto di Venere
Il libertino vagotonico, invaso dalla consueta nausea del mattino, va a scartabellare tra libri, croniche antiche e rovistando tra qualche nozione alla rinfusa delle sue memorie, ricostuisce un pezzo della storia millenaria del suo paese. E nobilitandolo si risolleva l’animo.
Il salto è nell’antica Roma e lì, tra i nostri antenati ormai sbiaditi, scopriamo che nel quotidiano era molto popolare il culto di Venere, tanto da fiorire tutta una serie di appellativi latini. Oltre che come Venus Victrix e Venus Genitrix, le più conosciute,la dea era adorata in diversi altri modi.
La Vulgivaga era la Venere che vaga tra la gente seducendo; la Mulcia era la Venere che sa accarezzare, dal verbo mulcere, e che in seguito divenne la Murtea, ovvero divinità del mirto e dell’amore casto; la Verticondia era la venere “che volge al cuore” e che sovrintendeva quindi ai grandi amori; la Libitina era la venere del piacere legato alla morte.
Nel suo tempio, infatti, si custodivano gli arnesi sacri per i funerali. Nel Dna della nazione c’è il culto di Venere.
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