L’Ucraina resta un paese aggredito ma non c’è bisogno di trasformarla anche in quello che non è, cioè un baluardo di democrazia, come la sorte di Gleb Lyashenko ci ricorda.
Di Giorgio Cremaschi.
Gleb Lyashenko arrestato per le sue critiche a Zelensky
Il blogger ucraino Gleb Lyashenko è stato arrestato a Leopoli dalla polizia politica, lo SBU , che lo annuncia con un comunicato, pubblicando la foto del giornalista con tanto di timbro di cancellazione sopra, a monito per tutti. L’accusa è quella di aver criticato Zelensky, cosa che in Ucraina è vietata.
In Russia c’è sicuramente un regime autoritario, ma l’Ucraina non è una democrazia. I partiti di opposizione sono vietati e chi non accetta il dogma della guerra nazionalista ad ogni costo se va bene viene arrestato, se va male viene “liquidato”, come si dice lì.
I giornalisti ucraini delle nostre tv sono quindi il prodotto di questa mancanza di libertà, sono solo propagandisti del governo. Come i colleghi russi che a volte vengono loro contrapposti sugli schermi televisivi.
Il fatto che la guerra non sia tra dittatura e democrazia, come invece esalta la propaganda guerrafondaia, non cancella il fatto che l’Ucraina sia il paese aggredito e la Russia quello aggressore. Esattamente come aggressori sono stati e sono gli USA e la NATO in giro per il mondo, indipendentemente dai regimi dei paesi aggrediti.
Non c’è bisogno di trasfigurare i paesi aggrediti in ciò che non sono, per giudicare un crimine un sé la guerra di una grande potenza che vuol imporre ad un paese più piccolo il suo dominio e i suoi standard. E invece la propaganda di guerra urla democrazia o morte , fino alla terza guerra mondiale.
Temo che la stampa italiana non si mobiliterà per la libertà e la vita di Lyashenko, come non lo fa per Assange e per altri prigionieri politici del nostro libero Occidente.
Questa è solo l’ennesima dimostrazione che democrazia e guerra sono incompatibili e che se si vuole davvero la democrazia bisogna dire no alla guerra.
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