I dati pubblicati dal Dipartimento della Salute di New York, indicano una ridotta efficacia del vaccino, nella fascia 5-11 anni
Omicron: vaccino poco efficace per i più piccoli. Lo studio americano
Con la diffusione della variante Omicron, l’efficacia nel prevenire il contagio di due dosi del vaccino Pfizer è diminuita rapidamente nei più piccoli: è quanto si evince da uno studio realizzato da alcuni ricercatori del Dipartimento della Salute dello Stato di New York, che hanno analizzato i dati di oltre mille individui rientranti nella fascia di età 5-17 anni.
Secondo lo studio, l’efficacia del vaccino nel prevenire il contagio, sarebbe crollata dal 68% al 12% in appena sei settimane nei bambini tra 5 e 11 anni mentre per i ragazzi rientranti nella fascia 12-17 anni è passata dal 66% al 51%
Pur essendo lo studio nella fase di preprint, cioè non ancora sottoposto a revisione paritaria, si tratta comunque della ricerca di un ente pubblico sanitario, che garantisce pertanto una certa affidabilità.
Alla luce di questi dati, vengono confermati i dubbi sui termini di urgenza della martellante campagna governativa, attuata nei mesi scorsi in Italia, per spingere alla somministrazione del vaccino, i minori. Campagna la cui intensità, era già poco giustificabile in base ai dati dell‘Istituto Superiore della Sanità in quel momento.
Quando AIFA autorizza la somministrazione del vaccino Pfizer, lo scorso 15 Dicembre 2021, il focus in età scolare dell’Istituto Superiore di Sanità, fino al 5 Gennaio 2022 ,è il seguente: nella fascia 6-11 anni segnala 392.040 casi di cui 1711 ospedalizzati (0,43%) 39 in terapia intensiva (0,009%) e 9 decessi (0,002%).
Nella fascia 12-15 , leggermente superiore l’incidenza degli ospedalizzati (0,55%) che sono 1462 su 266.173 casi, in terapia intensiva sono 61 (0,023%) anche in questo caso 9 decessi (0,003%).
Sono dati inequivocabili, forniti da un’istituzione pubblica ben lontana da farneticanti ideologie no vax. Malgrado la drammatizzazione e l’enfasi, della maggior parte della stampa, dei casi di contagio nella fascia dei più piccoli, la comunicazione non è passata.
In un paese che ormai conta l’80% di somministrazione del ciclo completo, quindi booster incluso, i genitori hanno fatto scelte diverse.
Lo scorso 7 Gennaio i bambini tra i 5 e gli 11 anni, sottoposti ad almeno una dose, risultavano il 12% del bacino di utenza. Già un numero piuttosto esiguo, che scende drasticamente per le somministrazioni del ciclo completo che è allo 0,02%. (Fonte Ansa 07/01/22)
La ricerca evidenzia lo scarso impatto del vaccino sul Covid tra i bambini, con la necessità di studiare un dosaggio alternativo di vaccino. A tal proposito, bisogna infatti ricordare che la differenza di efficacia tra i bambini ed i ragazzi potrebbe essere dovuta al fatto che i bambini tra i 5 e gli 11 anni, ricevono 10 microgrammi di vaccino in meno rispetto ai giovani di età compresa tra 12 e 17 anni.
Seppure i ricercatori americani suggeriscono ai genitori di vaccinare i propri figli, se non altro per ridurre i rischi di casi gravi. Secondo il direttore del dipartimento pediatrico di malattie infettive di Chicago, il numero di ricoveri è troppo basso per parlare di inefficacia del vaccino.
È lecito domandarsi allora su quali basi Pfizer affermava l’esatto contrario.
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