Nonostante la narrazione sulla fiducia generale, continuano a crescere le disuguaglianze, le delocalizzazioni, e viaggiamo tra salari bassi e austerità.
Diario economico: salari bassi e austerità
Basta leggere gli ultimi dati dell’Istat per sostenere tre cose (più una in omaggo):
- Si lavora di più.
- I salari, nonostante ciò, sono sempre stazionari.
- Questo famigerato boom di investimenti delle aziende non c’è (hanno semplicemente intascato i soldi pubblici).
- Lo stato ha contribuito negativamente per lo 0,2% sul PIl. Non ve ne eravate accorti? Siamo in deflazione salariale e austerità, dal 1992.
Ma cosa dice in sostanza l’Istat?
“La stima completa dei conti economici trimestrali conferma la crescita sostenuta del Pil dell’economia italiana nel secondo trimestre del 2021 diffusa nella stima preliminare, con aumenti del 2,7% in termini congiunturali e del 17,3% in termini tendenziali.
Il forte recupero dell’attività produttiva riflette un aumento marcato del valore aggiunto sia nell’industria, sia nel terziario. Dal lato della domanda, a sostenere la crescita del Pil sono state le componenti interne dei consumi e degli investimenti il cui contributo è stato di
+2,6 e +0,5 punti percentuali, mentre la componente estera ha fornito un apporto di 0,3 punti. Negativo è il contributo delle scorte per 0,8 punti percentuali.
Le ore lavorate sono cresciute del 3,9% in termini congiunturali, le posizioni lavorative dell’1,9%, mentre i redditi pro capite sono risultati sostanzialmente stazionari”.

Produzione in calo, delocalizzazioni e fughe
Qualche giorno fa il Sole 24 ore ha dato informazione su una ricerca del Centro Studi Intesa San Paolo, secondo la quale il fatturato dell’industria è aumentato del 5% rispetto al 2019 (dunque ha recuperato l’intero 2020 e aumentato rispetto alla pre pandemia).
Il dato cozza con la produzione che, rispetto al 2019 è ancora inferiore del 2.6% (anche se Intesa san paolo ritiene che verrà recuperato entro l’anno).
In ogni caso, quest’ultimo dato è molto inferiore ai dai della produzione pre pandemia della Germania (-8% legato a crisi automotive), francese (-7.4%) e spagnola (-5.1%). A trainare è soprattutto il sistema casa con i bonus 110%, ma anche metallurgia, meccanica strumentale ecc.
La particolarità è che questa volta a spingere sono gli investimenti, grazie, secondo Intesa San Paolo, ad enormi incentivi pubblici. Ora, occorre fare una riflessione. Sapete bene che Bonomi ha criticato il ministro pd del Lavoro Orlando per alcune norme anti delocalizzazioni.
La direzione nazionale del Pd ha risposto a Bonomi dicendogli che il governo ha dato alle imprese ben 110 miliardi di euro (poi si parla del reddito di cittadinanza..).
Quando non si ha il senso della vergogna…
Crescono le disuguaglianze
Il keynesiano Premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, in un’intervista al Sole 24 ore, rintraccia la tematica della disuguaglianza non solo nella rendita finanziaria:
“La differenza è che, in alcuni Stati, esistono sistemi fiscali più progressivi, migliori leggi sul lavoro, sulla scolarizzazione, sulla concorrenza. Ciò che voglio dire è che la disuguaglianza è una scelta, è l’effetto di ciò che viene deciso da leggi e regolamenti. E’ la conseguenza di una complessa molteplicità di decisioni”.
Guardatevi l’Italia negli ultimi 30 anni e datevi una risposta.
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