Secondo Aldous Huxley ci sono tre tipi di intelligenza: l’intelligenza umana, l’intelligenza animale e l’intelligenza militare. Ma da qualche anno ne esiste una quarta tutta interna al mondo del giornalismo: l’intelligenza embedded.
Embedded: i giornalisti “arruolati”
Indimenticabile la scena avvenuta nella notte dell’elezione di Trump, quando Giovanna Botteri si mise a piangere: cosa sarà di noi giornalisti se non siamo più in grado di influenzare l’opinione pubblica? Frase sincera e rivelatrice, che apriva tutto un mondo alla comprensione degli spettatori.
Ma qui vorrei porre un problema minore, che però in circostanze particolari diventa urgente e drammatico: quello di Lucia Goracci.
Lei è la brava la giornalista perennemente accigliata e dolente che ha avuto in appalto fin dal principio le cosiddette “primavere arabe” e ciò che sia pur lontanamente somiglia loro.
Il compito che si è assunta è quello di fornire ogni sera brevi pillole di conformismo, senza dare neppure per sbaglio elementi di analisi. Un pistolotto politico, che deve muovere all’esecrazione dei cattivi e all’indignato condolersi coi buoni e perseguitati: i cinque minuti di odio di Orwell riassunti nei due minuti concessi dai tempi televisivi.
L’abbiamo vista in azione per la prima volta nella presunta primavera libica, quando per tre mesi mostrò un semiarticolato grigio – sempre lo stesso – con sopra un miliziano con la barba che sparacchiava in aria con il mitra, mentre magnificava la resistenza degli insorti al tiranno Gheddafi sotto le bombe della Nato.
Poi si è occupatadella Siria del tiranno Assad, diffondendo tutte le opinabili notizie che giungevano principalmente dal fantomatico “Osservatorio siriano per i diritti umani“, incurante di sostenere le gesta del Daesh che operava in quel fronte.
Si è occupata talvolta di Libano e Palestina, ma ha prediletto l’informazione sulle vicende iraniane. Col suo stile: nessuna analisi, informazione emozionale, cioè esecrazione delle malvagità dell’odioso regime.
Ora è passata all’Afghanistan e qui la faccenda diviene pericolosa, perché quella è una situazione in divenire che sarà sempre più centrale e complessa.
Dinanzi a essa lo spettatore che paga il canone avrebbe diritto ad una informazione il più possibile articolata e approfondita, e invece si ritrova questi giornalisti embedded…
Abbiamo ampiamente capito che i talebani sono cattivi, non c’è bisogno di ripetercelo ogni sera. Ma forse i tempi sono maturi perché la Rai si doti di un vero giornalista capace di analisi e rinunci alla propaganda dozzinale del suo giornalismo embedded.
Leggi anche
- Con l’Afghanistan la storia viene rimossa: il grande gioco occidentale
- L’orribile sciacallaggio di Salvini sull’attentato a Kabul
- Khasha Zwan, il comico giustiziato, ci trascina nella solidarietà ma con distacco
- Al Meeting di CL attaccano il Reddito di cittadinanza: i cattolici amano la povertà altrui
- L’abisso di Omar Palermo, ‘Youtubo anche io’
- Liberate Julian Assange: Usa e Gran Bretagna sperano nel suicidio?
- Cartoline da Salò: Un anno marchiato dalle stimmate della pandemia
- Italia-Inghilterra 4-3 (dcr), i calci di rigore