Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha affermato più volte la necessità di ridurre le disuguaglianze, ma allora qual è il senso dell’universalità dell’assegno unico?
di Giovanni Pulvino.
Assegno unico per i figli anche a chi è milionario
Il decreto legislativo attuativo dell’assegno unico è stato approvato dal Consiglio dei ministri, ora dovrà passerà al vaglio delle commissioni competenti delle Camere. L’assegno unico sostituisce i ‘vecchi’ aiuti di famiglia come il bonus bebè e gli assegni familiari.
La somma stanziata è di 15 miliardi che salirà progressivamente fino a 19 miliardi e mezzo dal 2029. L’importo mensile potrà raggiungere 175 euro, ma scenderà a 85 euro per i figli maggiorenni tra i 18 ed i 21 anni che studiano, facciano tirocini o il servizio civile universale.
L’indennità spetterà ad ogni figlio a carico e non ha limiti per quelli disabili. L’assegno sarà percepito dal genitore che fa domanda o a chi ne fa richiesta in misura pari tra i genitori.
In caso di affidamento in mancanza di un accordo va al genitore affidatario o al tutore, in questo caso sarà riconosciuto nell’interesse del tutelato. La domanda potrà essere presentata anche dai figli maggiorenni che possono ‘richiedere la corresponsione diretta della quota di assegno spettante’.
L’importo pieno spetterà a chi ha un Isee fino a 15 mila euro. Poi diminuirà progressivamente fino a un minimo di 50 euro e 25 per i maggiorenni per Isee oltre 40 mila annui o per chi non allegherà l’attestazione reddituale e patrimoniale alla richiesta.
Le domande potranno essere presentate all’Inps a partire dal primo gennaio ed avranno validità da marzo al febbraio dell’anno successivo.
Il nuovo assegno unico per i figli è un’indennità universale, potrà, cioè, essere percepito anche da chi è milionario. La nuova normativa non fa differenza tra chi è ricco e chi invece è indigente. Spetterà cioè anche a chi non ne ha alcun bisogno.
L’importo si riduce al crescere del reddito e del patrimonio, ma, nonostante ciò, rimane una misura del tutto incomprensibile ed in contrasto con i principi costituzionali di equità e giustizia sociale.
Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha affermato più volte la necessità di ridurre le disuguaglianze, allora qual è il senso di questa norma? Ed è paradossale che sia la Sinistra o quella che continua a ritenersi tale, a proporre e sostenere queste riforme.
Non c’è da meravigliarsi quindi se i ‘progressisti’ raccolgono più consensi nei quartieri ‘bene’ delle città, anziché nelle periferie, dove i cittadini spesso votano per i sovranisti ed i populisti.
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