L’attacco politico e mediatico all’ANPI, accusata di posizioni ambigue verso la “propaganda putiniana”, è il frutto più amaro di questa guerra in Italia.
L’ANPI resiste
L’ANPI resiste e non potrebbe essere altrimenti. Resiste prima di tutto a una vergognosa operazione politico-culturale che equipara il nazifascismo a Putin.
Ovviamente, il tema non è quello di capire chi sia più cattivo o meno difendibile tra Hitler-Mussolini (chissà perché Mussolini non compare mai e si parla solo di Hitler) e Putin.
La questione vera è quella di capire la natura dei due regimi. Vale allora la pena ricordare che il nazifascismo ebbe grande consenso nel mondo – e in particolare in Europa – perché rappresentò una risposta alla crisi della liberaldemocrazia nei primi decenni del Novecento.
Fascismo e nazismo furono definiti infatti regimi reazionari di massa. E l’antifascismo non fu solo una reazione militare al nazifascismo per ristabilire lo status quo ante.
Fu soprattutto un lavoro politico-culturale di due decenni per pensare un mondo nuovo – che fu il mondo del compromesso tra capitale e lavoro dei Trent’anni gloriosi – oltre quello del liberalismo europeo otto-novecentesco.
In quel lavoro furono impegnati i migliori intellettuali del continente e la stessa Resistenza italiana ebbe fra i suoi quadri quegli intellettuali che già prima della guerra erano impegnati nello sforzo di ripensamento del mondo.
Oggi, qualsiasi identificazione delle politiche russe con il nazifascismo è una scemenza storica e questo – ripeto – non per rendere più difendibile Putin, per farlo apparire meno cattivo, ma per capire di cosa stiamo parlando e attuare una strategia politica di pace adeguata ed effettiva.
Va anche detto che l’identificazione della sofferenza del popolo ucraino con la Shoah ebraica non solo è un’altra sciocchezza storica ma offende profondamente il popolo ebraico. Non ce ne sarebbe bisogno, ma bisogna ricordare che l’antisemitismo è una cosa peculiare sia nei secoli sia all’inizio del Novecento, quando l’ebreo venne associato a quei cosiddetti poteri forti che affamavano il popolo, a quell’élite cosmopolita “plutocratica” che governava il mondo senza legittimazione popolare (chiedo scusa per la brevità).
L’ebreo per il nazifascismo è colui che inquina sia il sangue ariano sia la cultura e il modo di pensare dei buoni europei bianchi e occidentali e li allontana dai sani valori germanici e romani.
Mi pare evidente che tutto questo non c’entri con l’attuale aggressione russa all’Ucraina, dal momento che nessuna retorica razzista viene utilizzata contro gli ucraini.
Giusto, quindi, che l’ANPI resista per salvaguardare un minimo di cultura politica e storica nel nostro paese.
* Articolo per gentile concessione di Claudio Bazzocchi dalla sua pagina Fb
Leggi anche
- La sinistra e la questione morale della guerra
- La riduzione ad hitlerum: “C’è il male assoluto, cosa vuoi discutere?”
- L’assenza del “fare gioco” e il sentimento della vergogna nel Papa
- Pensare la guerra. Sulla sopravvivenza della filosofia
- Del filonazista Stepan Bandera, eroe nazionale dell’Ucraina
- L’emarginazione e la cancellazione della politica
- Guerra, chi non segue il carrozzone è “fauna da talk” per Repubblica
- I valori occidentali non negoziabili e la compagnia di giro nei talk show politici
- Guerra e crisi economica la pagano sempre i lavoratori
- Cartoline da Salò: il nuovo libro di Alexandro Sabetti