Roman Pastore, 21 anni, già studente della scuola di politica di Renzi e candidato con Azione è al centro di una bufera social per via delle sue pose con orologi di pregio.
Roman Pastore, il candidato col Rolex, anzi, Audemars Piguet
La campagna elettorale per il campidoglio passa anche e molto attraverso i social, e le polemiche sono un corollario strutturale. L’ultima è divampata su Twitter per un commento della psicologa Barbara Collevecchio su di un giovane candidato alle municipali di Roma per Carlo Calenda.
Roman Pastore, 21enne e social media manager degli under 30 che sostengono l’ex premier Matteo Renzi, è finito sotto i riflettori per diverse foto, sia private che legate al ruolo politico, in cui al polso porta, di volta in volta, orologi dal valore di migliaia di euro.
Sempre sul ragazzetto e il “ caso” #Rolex. Poverino, candidato a 21 anni da Calenda, partecipa a scuola di #Renzi che predica che i poveri devono soffrire senza #RedditoDiCittadinanza, e una notevole collezione di patacconi. Tutti regalati dal nonno? pic.twitter.com/hWsSpsOa9a
— Barbara Collevecchio (@colvieux) September 2, 2021
Barbara Collevecchio, psicologa di scuola junghiana, in diversi tweet successivi, dopo che la polemica è divampata – con toni anche aggressivi e strumentali da parte di quell’area social che naviga intorno alle figure di Renzi, Calenda e affini- spiega: “Bisognerebbe educare i giovani ai valori genuini, non ad indossare Rolex e vestirsi da giovani vecchi wannabe renziani”.
La risposta di Carlo Calenda è dura:
Barbara questo tweet è aberrante. Te la stai prendendo con un ragazzo di 21 anni per un orologio. Neanche Salvini con Gad Lerner, che almeno aveva età e visibilità per rispondere, è arrivato a tanto. Fossi in te prenderei 12 ore di tempo per vergognarmi e poi mi scuserei. https://t.co/8DAoDzoQlz
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) September 2, 2021
Il leader di Azione, in corsa per il Campidoglio, chiosa con un altro post: “Si giudicano le persone per la qualità di quello che dicono o fanno, non sulla base di che orologio portano”.
La polemica tracima e i tweet raggiungono quota 10 mila. Arriva anche quello del “protagonsta”, Roman Pastore, che prima blocca la Collevecchio poi la butta sul prevedibile sarcasmo:
Oddio! Sono stato scoperto! Mi hanno “sgamato” l’Audemars Piguet (non Rolex) che, mi pare, non è (ancora) un reato indossare. Ma la polemica politica riusciamo a farla sui temi o l’unica opzione è quella sempre di fare o di ricevere attacchi personali? Forse è chieder troppo… pic.twitter.com/ahrupZSpJf
— Roman Pastore (@romanpastore00) September 2, 2021
Pastore non è un giovane alla gogna ma un’idea politica
Questa la semplice cronaca social. Il giudizio politico sulla vicenda invece è netto: la polemica della Collevecchio è politica, la difesa dell’area politica intorno a Pastore è invece assolutamente retorica.
Il pietismo sul giovane è imbarazzante: Pastore non è un ragazzo, ma un candidato alle elezioni locali di Roma che per lavoro si occupa di comunicazione per Italia Viva.
Il candidato col Rolex, anzi, Audemars Piguet, è un simbolo di una certa politica, non un ragazzino sprovveduto messo alla gogna pubblica.
Fa parte di un’area che evoca la sofferenza come strumento di stimolo sociale, che celebra la necessità dello smantellamento dei corpi intermedi, del posto fisso, dello statuto dei lavoratori e del welfare state, illudendo che questo creerebbe nuove opportunità e ricchezza. Omettendo di dire che, storia e dati alla mano, questo accade, si, ma solo per pochissimi privilegiati. Decimali all’interno della popolazione.
Quei pochissimi privilegiati, come evidentemente è il candidato Roman Pastore, che può sfoggiare orologi e jaguar ritenendoli simboli positivi, all’interno di un’area che ritiene diseducativo il Reddito di cittadinanza, quei 500 euro mensili con il quale sei vincolato – dalla struttura stessa del provvediment o- a fare la spesa, comprare farmaci, fare benzina e poche altre cose, e che dura al massimo 18 mesi.
Il fortunato possessore della tessera, se spendesse l’intera cifra corrisposta nell’anno e mezzo, in un’unica trance per l’orologio di Pastore, non arriverebbe a pagarne nemeno una sesta parte.
Questo non è risentimento sociale, questa è politica: è il messaggio e l’educazione che si vuol dare. È una questione di misura: non puoi dire a un bambino che i dolci fanno male, mentre ti stai ingozzando davanti a lui di torte e merendine.
È una miscela nefasta di populismo dall’alto, privilegio di classe e infantilismo.
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