Dopo le liste di Riotta, gli attacchi ad personam di Gramellini, stavolta è il turno di Aldo Grasso che sulla prima pagina del Corriere mette all’indice noti professionisti considerati “putinisti”.
I putinisti secondo Aldo Grasso
Non è vero che la prima vittima della guerra è la verità. Possiamo tranquillamente dire che sia l’intelligenza, cioè la condizione di possibilità non solo della verità ma di qualsiasi discorso ragionevole.
E infatti tra liste di proscrizione, buoni contro cattivi, mostri e favole edificanti, la guerra in Ucraina ha spostato indietro la lancetta del tempo, riportandoci alla propaganda anni ’50.
Ci vuole molta forza di volontà per resistere alla marea montante dell’interventismo “senza se e senza ma”. Perché i suoi alfieri sui giornali, in tv e sui social sono cinici, sbeffeggianti, scorretti.
Ultimo caso quello di Aldo Grasso che dalle pagine del Corriere ha messo in fila, uno dopo l’altro Ida Dominijanni e Vauro, Michele Santoro e Angelo d’Orsi, fino a Gianfranco Pagliarulo, definendoli “figli di Giulietto chiesa“, e poi ha dato fuoco alla miccia: “putinisti”, “rossobruni”, “nostalgici dell’Unione sovietica”.
Si amo davanti all’ennesimo caso di un’intolleranza illiberale, violenta, pronta a giustificare anche le più gravi mistificazioni.
Non c’è nulla da aggiungere tranne che ricordare quello che da sempre dicono gli antimilitaristi: non c’è nessun valore nel difendere il ricorso alle armi e le nazioni. Entrambe sono nemiche dei popoli, della democrazia e della giustizia sociale.
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