Se n’è andata poco dopo aver festeggiato i suoi 83 anni Piera Degli Esposti, talento cristallino della scena italiana tra teatro, cinema, televisione e letteratura. I funerali si terranno martedì 17 agosto al Campidoglio nella Sala Protomoteca, organizzati dall’amica Carmen Pignataro.
Il ricordo di Nicola Vicidomini.
In morte di Piera Degli Esposti
Ciao Piera. Quale senso di abissale solitudine mi ha scosso nell’apprendere della scomparsa. E quante notti sospese mi hanno attraversato, tutte insieme. Piango sul latte versato e su quello da versare. Impossibile la densità del tuo sguardo, la fissità del sorriso luminoso e pazzo. Quanti millenni fuori da ogni tempo hanno prodotto quella luce, e quanta campagna e quanti ruderi e quale immobile timidezza dell’aria.
In una notte di molti anni fa ti ho vista sorridere con la febbre alta, mi hai chiesto il miele, istruendomi minuziosamente, a distanza, sull’ordine dei prodotti stipati tra gli scaffali. Vedevi tutto. Quella febbre ti era amica: un segreto religioso, indicibile, emanato dagli occhi. Tutti i diavoli erano cari, bisogna volergli bene. E il sollievo del respiro dopo 6 rampe di scale. Eravamo diretti a un ricevimento in terrazza. Resistere… “Sono caduta dal palco“… Sei stata la sintesi piena e immediata di ogni esistenza.
Ricordi quella sera da soli con Mario Marenco? Persino Mario si abbandonava sorridente a te e tu specchiavi, restituivi telegraficamente l’essenza mancata di qualsiasi cosa che percettivamente ti si rivelasse: “Mario è il tuo papá“. Negai per pudore…
A cuore ti stava l’amore inespresso, nella meraviglia bambina, imperitura, per ciò che ti eri negata. Un industriale di Salerno avrebbe voluto sposarti… Se avesse saputo con quale gioia sensazionalistica dopo molti anni ancora lo raccontavi (aprendoti a pochi eletti) sarebbe scappato lontano per inadeguatezza verso il divino. “Perché realizzare un’opera quando è così bello sognarla?“: Il tuo amico Pierpaolo Pasolini alla fine del Decamerone.
Ho rischiato di dirigerti, avresti voluto dissolverti nel bianco di una sequenza per apparire bellissima, ma quel bianco forse eri tu… Fidati, non hai perso nulla. È questo paese ad aver perso, da subito. “Voglio essere pop“, mi confidasti dopo tante magistrali fatiche teatrali.
Hai accolto finanche la fiction pur di assumerti a un certo punto il particolare lusso, o piacere, di navigare in superficie. Ambivi alla lievitá d’un velo. Non hai mai recitato. In te la volontà si disarmava, il verbo si dispiega attraverso un personalissimo sezionamento dell’azione o del periodo. Demistificazione del senso che si compie in una partitura che accuratamente e minuziosamente fissavi nel corpo. E con piglio scientifico spiegavi su quale parola della frase dovesse cadere l’accento… e quali… le pause… a respiro.
Leggi anche
- Kabul è caduta, la fuga americana come a Saigon
- Liberate Julian Assange: Usa e Gran Bretagna sperano nel suicidio?
- Date il Nobel a Gino Strada, anzi dategliene due!
- L’estate sta finendo, per sempre. Finalmente
- La lezione anti-negazionista dello squalo di Spielberg
- 30 anni fa l’arresto di Paul Reubens: in ricordo dei cinema a luci rosse
- Da Nino Manfredi a Massimo Adriatici: il giocattolo
- Sono tornati i capelloni, ma non tra i giovani: orgoglio gerontofilo
- Italia-Inghilterra 4-3 (dcr), i calci di rigore