I capelloni sono tra noi: ma perché così tanti uomini non più giovanissini hanno deciso di lasciarsi crescere i capelli?
Sono tornati i capelloni
Probabilmente sarà stato uno dei lasciti dei vari lockdown che abbiamo attraversato, uno di quelli più imprevedibili. Da sotto le mascherine, tra cappelli e occhiali appannati, son tornati a spuntare lunghe ciocche arruffate di capelli, soprattutto tra gli âgée.
Non sappiamo ancora se con l’onda lunga bellica sul vecchio continente, e il governo che abbiamo noi in casa, la moda virerà sul “pelato” vigoroso, per ora atteniamoci alle impressioni tricologiche attuali.
E se tra i giovani e giovanissimi continuano a spopolare i doppi tagli, il “cappello”, il “fagiolo” e ora anche la permanente (sigh!), i loro padri hanno lasciato che le proprie punte e doppie punte prendessero nuovamente vigore.
Forse sarà stato l’effetto David Lynch: anche lui, tornando sempre ai mesi bui della pandemia, smise praticamente di radersi. Sul suo canale youtube, dove caricava periodicamente le previsioni del tempo, abbiamo visto progressivamente il suo aspetto varcare la soglia del selvaggio, per farsi sempre più affascinante, adamitico, nel suo manto bianco fluente di barba e capelli.
E anche tra le altre star di Hollywood la fascinazione tricologica ha preso piede: Brad Pitt, Ben Affleck, Steven Colbert, per non dire di Jason Momoa; e non tralasciamo Adam Driver.
Anche alle nostre latitudini sono soprattutto gli uomini più in la con gli anni ad aver riscoperto il fascino sansonesco del capello. Forse una radice nel proprio passato, la sindrome di Peter Pan che ritorna. O forse un lascito del primo severissimo lockdown (sempre li si torna!), quello in cui l’occhio di Sauron ti folgorava se uscivi di casa senza una valida giustificazione e molti si chiedevano se fosse il caso di aspettare la riapertura del proprio barbiere o di fare in autonomia.
Alla fine molti hanno scoperto di piacersi così. Ed ecco il ritorno dei capelloni, quasi esclusivamente over 40. Orgoglio gerontofilo.
In fondo i capelli parlano. Lo hanno scritto pure quegli stronzi snob di Forbes che la connessione tra il carattere e gli stati d’animo di una persona e i suoi capelli è molto forte, sia involontariamente (lo stress, la paura che ti ingrigisce precocemente), sia quando si tratta di una scelta volontaria nel lasciarli crescere.
Dunque farsi crescere i capelli potrebbe essere la voglia di abbandonarsi allo scorrere delle circostanze, una sorta di sfinimento e rifiuto dell’epoca in cui stiamo vivendo: invecchio, capisco cose, le rughe mi segnano il volto, i capelli e la barba mi incorniciano.
O forse l’esatto contrario, ovvero la solita, irrefrenabile e malinconica nostalgia di altri tempi, quelli che credevamo fossero migliori.
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