Il ritorno di Allegri alla Juve non sta andando come immaginavano i tifosi, tantomeno la società. Fosse stato un altro tecnico sarebbe già stato esonerato, o comunque sarebbe in discussione.
A che serve questo Allegri?
Siamo ormai al giro di boa del campionato e a Vinovo sono concentrati sulla rincorsa ai primi quattro posti, fondamentali in questo momento storico per le finanze e le bufere societarie sotto traccia, tra inchieste varie e rumors di rivalità familiari tra i rami Agnelli ed Elkain.
Eppure le settimane passano, le partite si susseguono, e la squadra non migliora, non dà idea di inseguire un’idea di gioco, uno spartito da seguire o a cui attaccarsi nelle difficoltà; semplicemente i bianconeri danno l’idea di andare avanti per folate e inerzia dei singoli, che però, ecco la realtà che si è consolidata negli ultimi due anni, non sono più così superiori rispetto agli avversari. Tutt’altro! E solo il livello decisamente scadente di molte squadre della serie A consente l’ipotesi di rimonte.
La qualità della rosa lascia il tempo che trova: il centrocampo probabilmente è il più scarso tra le squadre di vertice. Rabiot ha solo l’ingaggio da top player ma è discontinuo (è un eufemismo!) e le prestazioni sono spesso anonime. Ramsey si cerca di sbolognarlo ad ogni mercato ma è zavorrato da un ingaggio monstre assolutamente ingiustificato, Arthur è un oggetto misterioso. McKennie, alterna buone prestazione ad al tre da calciatore per caso. Locatelli un buon gregario. Negli altri reparti non va meglio.
De Light è un buon giocatore ma non il crac ipotizzato, tanto che alla fine i più affidabili restano i due vecchietti Bonucci e Chiellini. La stella della squadra è Dybala, vicino al maxi rinnovo da 8 milioni più 2 di bonus annui. Ma l’argentino gioca ormai una partita su quattro e negli ultimi quattro anni hanno cercato di cederlo a chiunque ma gli hanno dovuto rinnovare il contratto per non perderlo a zero.
Del resto, senza l’argentino, il resto del reparto è composto da Morata, Kean e Kaio Jorge…

Il punto dunque è che Massimiliano Allegri non compensa questo evidente calo di qualità. Max è sempre stato il gestore delle grandi rose, il semplificatore. Ma quest’anno non c’era da gestire nulla, c’era da ricostruire e tanto.
Tatticamente il tecnico toscano è più superato di Colantuono. La sua Juventus vincente praticamente era senza avversari e il campionato era una palestra per tentare la vittoria in Europa. Troppa la superiorità tecnica di quella rosa sul resto delle compagini.
Questo appare un anno di transizione della squadra ma Allegri non è l’allenatore che serve in questa situazione. Una scommessa come Pirlo, oggi rivalutato, poteva giustificare la transizione. Ma un tecnico che prende all’anno, 9 milioni per 4 anni, operazione da 72 milioni non giustifica alcuna transizione.
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