“Impatto ambientale sostanzialmente nullo”. Con queste parole il sindaco Gualtieri ha annunciato che verrà realizzato un gigantesco inceneritore di rifiuti sul confine sud-occidentale del Comune di Roma.
Gualtieri e l’inceneritore
“Sostanzialmente” è uno di quegli avverbi che la generosa lingua italiana mette a disposizione dei bugiardi, affinché possano sostenere il contrario di quel che intendono.
Poiché la volontà rivelata dalla nuova amministrazione romana è quella di bruciare seicentomila tonnellate d’immondizia all’anno. Il che azzera con sconcertante disinvoltura trent’anni di ambientalismo.
La stagione delle politiche alternative sul riciclaggio come risorsa e sulla salvaguardia dall’inquinamento a Roma finisce qui. Esultano gli zeloti del capitale, i Calenda, i Renzi, i Salvini, i Letta.
Si torna sbrigativamente indietro, al fuoco purificatore che spreca gli sprechi, arroventa l’aria, asfissia il respiro.
Sgomenta questa decisione. E sgomenta ancor di più quanto sia totalmente (e volutamente) priva di una visione futura.
Costoro non capiscono, non vogliono capire che continuando a inquinare e arroventare finiranno per annientarci tutti, loro compresi. Come automi ciechi e sordi fanno e rifanno quel che un malinteso modello di sviluppo li obbliga a fare. Non sembrano più esseri pensanti, ma algoritmi matematici. O forse, più disperatamente, fanno così perché sono così, non sanno far altro, non riescono a essere altro.
Pier Paolo Pasolini ci aveva avvertiti, ovviamente inascoltato: quando lo sviluppo economico non produce più progresso sociale, comincia la fine della democrazia. E anche quella del pianeta, potremmo aggiungere.
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