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Il ruolo delle città nella lotta allo spreco alimentare

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Ogni anno più di un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato. Secondo le stime della FAO, lo spreco alimentare rappresenta una delle questioni più urgenti e complesse, con impatti significativi a livello economico, ambientale e sociale. Tra i principali protagonisti in questa sfida vi sono le città, che consumano tra il 70% e l’80% del cibo totale e generano la maggior parte dei rifiuti alimentari post-consumo.

L’impatto dello spreco alimentare

Lo spreco alimentare non si limita a essere un problema di risorse economiche, ma comporta anche un notevole impatto ambientale. L’intera filiera alimentare contribuisce al 37% delle emissioni globali di gas serra e il solo spreco alimentare incide per l’8-10%. Inoltre, lo spreco richiede enormi quantità di risorse naturali: ogni anno equivale a 250 km³ di acqua utilizzata inutilmente, pari a cinque volte il volume del Lago di Garda.

Queste cifre non si fermano qui. Solo in Europa, si producono 88 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari, equivalenti a 173 kg pro capite. Le cause principali spaziano dalla cattiva gestione nelle fasi di produzione e distribuzione, fino alla scarsa pianificazione domestica da parte dei consumatori.

Le città: centri strategici per la riduzione dello spreco

Le città, pur occupando solo il 3% del territorio globale, ospitano la maggior parte della popolazione e svolgono un ruolo cruciale nella gestione dei rifiuti alimentari. Secondo uno studio del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC), le città possono diventare il fulcro di politiche innovative e integrate per ridurre lo spreco.

Questa prospettiva si allinea agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda ONU 2030, che puntano a dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030. Tuttavia, come sottolineato dai ricercatori, le città devono affrontare una complessa interazione di attori: amministrazioni locali, mercati, scuole, ristorazione, aziende municipalizzate e cittadini. La difficoltà di coordinare questi attori spesso ostacola l’adozione di strategie efficaci.

Buone pratiche e iniziative innovative

Alcune città si distinguono per le loro iniziative nella lotta allo spreco alimentare:

  • Milano ha implementato politiche fiscali incentivanti per chi riduce gli sprechi attraverso donazioni e ha introdotto doggy bag nelle scuole per portare a casa il cibo non consumato.
  • Riga ha trasformato una vecchia discarica in un impianto all’avanguardia che utilizza i rifiuti alimentari per produrre energia destinata a serre, creando anche opportunità di lavoro.
  • Gent, in Belgio, ha avviato la piattaforma Foodsavers, che redistribuisce cibo in eccesso ai bisognosi, riducendo emissioni di CO2 e favorendo l’occupazione.

Nonostante questi esempi virtuosi, molte città italiane e europee faticano a raccogliere dati accurati sullo spreco alimentare, a causa della mancanza di metodologie condivise e risorse adeguate. È essenziale creare strutture orizzontali per coordinare i diversi dipartimenti e attori coinvolti, evitando duplicazioni e migliorando l’efficacia delle politiche.

Le tecnologie digitali stanno giocando un ruolo fondamentale. Applicazioni come Too Good To Go o piattaforme come Winnow e Food Cloud aiutano a ridurre gli sprechi con approcci innovativi che coinvolgono ristoranti, supermercati e consumatori. Soluzioni come Regusto, basate su blockchain, favoriscono la redistribuzione del cibo in eccesso a enti no profit, contribuendo a ridurre l’impatto sociale e ambientale dello spreco.

Attraverso una combinazione di politiche integrate, investimenti in capitale umano e l’adozione di nuove tecnologie, possono non solo ridurre gli sprechi, ma anche tracciare un modello replicabile per altre realtà urbane in tutto il mondo.

Sira De Vanna
Sira De Vanna
Speaker radiofonica, redattrice, storico dell'arte. Caporedattore per Kulturjam.it

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