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La morte di Nadezhda Allilujeva è una pagina dello stalinismo ancora avvolta nel mistero, alcuni aspetti della dinamica della sua morte non sono mai stati del tutto chiariti, la moglie di Stalin com’è morta? È stata uccisa o si è suicidata?
Naturalmente le versioni sulla morte di Nadezhda sono varie, per la figlia di Joseph Stalin, Svetlana Allilujeva, la causa scatenante della morte della madre come riporta nel suo libro “Venti lettere a un’amica” andrebbero addebitate ad un “problema di coppia”.
La morte di Nadezdha Aliluyeva, moglie di Stalin
È la sera tra l’8 e il 9 novembre del 1932, l’intero apparato della burocrazia sovietica si trova a festeggiare l’anniversario della Rivoluzione Russa e in quel contesto scoppia – stando alle testimonianze – una lite tra Stalin e la moglie; Stalin stava “infastidendo” la sua compagna lanciandole molliche di pane e bucce d’arancia e dicendole (secondo alcuni ubriaco): “Ehi, bevi qualcosa!” e Nadezhda Allilujeva rispose in modo netto e giustamente piccata a Stalin “Non chiamarmi Ehi!” abbandonando quasi immediatamente la festa.
Prima di tornare a casa la Nadezhda Allilujeva fece una passeggiata nel cortile del Cremlino con la moglie di Molotov (fedele collaboratore di Stalin) Polina Žemčužina. Quella fu l’ultima sera per la giovane moglie di Stalin, venne trovata morta la mattina successiva nel suo appartamento. Uccisa? Per mano di chi? Omicidio o suicidio?
La versione dell’omicidio fu sostenuta almeno in una prima frase dalla particolarità della ferita riportata sul corpo della Allilujeva, secondo alcuni fonti, il proiettile sarebbe entrato nella tempia sinistra (o nel cuore, versione più accreditata) e ciò descriverebbe una complessa dinamica per una destrimana, secondo il saggista L. Mlechin poche persone erano a conoscenza del reale svolgimento dei fatti, vi erano i medici e personale sanitario del Cremlino tra cui Y. Kanel e D. Pletnev.
Natlya Rappoport figlia del medico Kanel che nel 1949 fu rinchiusa in un gulag venne a sapere da una compagna di prigionia, tale Uborevich -moglie di un pezzo grosso dell’esercito giustiziato nelle purghe- che Stalin era il vero colpevole e/o mandante dell’assassino di sua moglie, Stalin stando a questo racconto avrebbe lasciato il banchetto del Cremlino nella notte tra l’8 e il 9 novembre del ‘32 e quaranta minuti prima della fine avrebbe fatto chiamare il comandante Uborevich. Questo farebbe supporre in qualche modo, diretto o indiretto, la colpevolezza di Stalin.
Secondo lo storico Roy Medvedev- ci lascia un altro punto di vista- la morte della moglie influenzò non poco l’atteggiamento del dittatore, in primis verso la moglie di Molotov, Polina, che divenne persona “non grata” poiché fu lei a parlare per ultima con la Nadezhda. Tuttavia, Stalin non solo non aveva prove per accusare Polina Žemčužina della morte della moglie (ipotesi molto difficile) ma tollerò – cosa molto strana- alla sua corte Polina sino al 1949 quando, poi, venne anch’essa rinchiusa in un Gulag.
Altro possibile sospettato era il padrino di Nadezhda Allilujeva Avel Enukidze. Egli, con il suo ruolo all’interno dell’apparato e della sicurezza sovietica, aveva accesso facilmente e/o poteva mandare chiunque nell’appartamento della Allilujeva.
Anche Enukidze scomparve nelle purghe nel dicembre 1937.
Polina Žemčužina ed Enukidze avevano quindi tempi e modi per assassinare l’Allilujeva, così questo tipo di “fantasia” (scenari poco probabili) potrebbe aver fatto breccia nella mente di Joseph Stalin alimentando la sua indubbia paranoia.
Stalin aveva conosciuto quella che diverrà la sua seconda moglie, quando lei aveva solo 15 anni. ed era molto più grande di lei. La Allilujeva nel corso della sua relazione con Stalin aveva vissuto sia il consolidamento del potere da parte del marito (relativa brutalità) e, in modo direttamente proporzionale e forse strettamente connesso i problemi di coppia, caratteriali di Stalin (se così possiamo definirli).
Nadezhda Allilujeva ragionava con la sua testa e non aveva timore di sfidare, anche pubblicamente, il marito; si dice che si era recata al funerale del dirigente di Partito Joffe, vicino a Trotsky e in più manteneva ottimi rapporti con la moglie di Bucharin, queste amicizie e/o attestati di solidarietà non potevano essere facilmente digeriti da Stalin.
La colpevolezza di Stalin stando ad alcuni voci riportate da Krusciov rappresenta una delle ipotesi, anche se rimane comunque poco plausibile, il fatto stesso che la famiglia di Nadezhda abbia continuato a sostenere Stalin anche dopo l’immediato decesso della loro parente rappresenterebbe un indizio della non colpevolezza di Stalin.
Stalin, in più, secondo alcune testimonianze prese davvero duramente la morte della moglie e piangendo sulla bara ripetendo “non l’ho salvata”.
Ma salvata da cosa?
Secondo la famiglia di Nadezhda, la giovane moglie di Stalin non solo soffriva di forti emicranie a grappolo ma aveva altri problemi di salute e spesso doveva recarsi in incognito a Berlino per delle cure quindi possiamo ipotizzare che il suicidio possa avere avuto almeno come concausa la sua cattiva salute, ma allora perché se non vi era nulla da nascondere, le cause della morte in un primo momento furono nascoste? Perché inizialmente fu fatta circolare la falsa notizia che la motivazione della morte era l’infiammazione dell’appendice?
Perché i documenti sull’autopsia della moglie del leader della Russia scomparirono senza lasciare traccia? Mikhail Matosov autore del libro “Russia Olocausto”, afferma che furono semplicemente distrutti. Perché la lettera di suicidio che Nadezhda Aliluyeva che avrebbe lasciato nel suo appartamento scomparve?
La figlia Svetlana sostiene che chi ebbe modo di leggere il messaggio della madre affermava che era pieno di accuse contro Stalin, comprese quelle politiche e della stessa opinione è anche l’ufficiale del KGB Rybin, sostenendo il legame di Nadezhda Allilujeva con alcuni membri dell’Opposizione a Stalin.
È possibile che la moglie di Stalin si sia uccisa (o assassinata) non solo per problemi personali (anche se altro aspetto importante mossa dalla gelosia verso il marito), ma anche perché non poteva più accettare lo stato di repressione messo in atto dal marito?
Nadezhda Allilujeva aveva subito una decina di aborti ma dopo la nascita della figlia era intenzionata a riprendere gli studi ed immergersi nell’attività politica ma suo marito si oppose (fu anche allontanata per un periodo dal partito), in più oltre ad amicizie con gli ambienti dissidenti aveva avuto modo di toccare con mano la forza brutale prodotta dall’apparato guidato da Stalin: otto dei suoi compagni- durante le prime purghe- di classe furono arrestati e Nadezhda provò a intercedere per loro chiamando il capo dell’OGPU (la polizia segreta) Genrikh Yagoda chiedendone il rilascio ma la risposta fu chiara “non sono più in vita”, secondo Yogoda erano morti in prigione a causa di una malattia infettiva, molto aggressiva e in rapida evoluzione. In altre occasioni la Nadezhda Allilujeva provò a parlare della situazione nel paese con il marito ma spesso tali discussioni si sfociavano in lite.
Al di là di tutto la tesi che più si avvicina alla verità sulle responsabilità della morte di della morte Nadezhda rimane il suicidio e le motivazioni, come abbiamo visto, possono essere state molte, , quello che invece è certo è la “tossicità dell’ambiente” sovietico e il suo iper-maschilismo. Un aspetto che merita una riflessione aggiuntiva.
La sete di potere di Stalin, il rovesciamento del Leninismo (non era più il Partito funzionale alle masse, ma le masse erano funzionali al mantenimento di privilegi dell’apparato di Partito) e la soppressione del dibattito interno, le purghe, le uccisioni di migliaia di rivoluzionari dipingono bene cosa era lo stalinismo ma a questi aspetti vanno sommati un’ampia gamma di comportamenti e credenze atte a comprimere le emozioni, nascondere il disagio, la melanconia.
La violenza, la soppressione dei diritti di genere e minoranze (pensiamo alla cancellazione del diritto all’aborto, all’ostracismo legale e sociale verso gli omosessuali) tutto questo ha aiutato a strutturare lo stalinismo come una società fortemente patriarcale, nonostante la detenzione dei mezzi di produzione in manco alla classe operaia.
Un problema che, ahìnoi, non riguarda solo il passato del movimento operaio ma purtroppo trova il suo retaggio e affonda le sue radici anche nella sinistra odierna. Se visioni rossobrune sulla questione di genere e sulla comunità LGBTQIA+ oggi sono difficili da eradicare, lo dobbiamo anche allo stalinismo
E. G. Movimento per Lega Marxista Rivoluzionaria
Bibliografia essenziale
- https://dzen.ru/a/YmkNeleQmEMXtA8R
- http://100v.com.ua/ru/Fact-Vse-o-zhenshchinah-Stalina-Yosif-Vissarionovich-Stalin-Dzhugashvili
- https://dzen.ru/a/ZMSp03W9lgGibmcO
- https://ad-informandum.livejournal.com/218487.html
- The secret file of Joseph Stalin
- A hidden life (Roman Brackman)
- La rivoluzione perduta (P. Broue)
- Gli uomini di Stalin (S. Montefiore)
- La coscienza della rivoluzione (R. Daniels)
- La rivoluzione russa da Lenin a Stalin (E. Carr)
- Comunisti contro Stalin (P. Broue)
- Conversazione con Molotov. 140 incontri con il braccio destro di Stalin (F. Cuev)
- Lo stalinismo. Origini storia conseguenze (R. Medved)
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