La svolta è di quelle che in geopolitica pesano: la Marina militare italiana ha intenzione di adottare i missili cruise per colpire bersaglia ad oltre 1000 km di distanza, moltiplicando così il raggio d’azione dei propri sistemi di attacco.
Ora anche i missili Cruise dal Governo del riarmo
Negli anni ’80 con Berlinguer e Pio La Torre costruimmo in Italia un enorme movimento pacifista contro l’installazione dei missili Cruise a Comiso che veniva incoraggiato da Pertini contro Craxi. Ora li installeranno i competenti dl governo Draghi. Non c’è freno al riarmo in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione.
In meno di un mese il governo Draghi ha confermato ufficialmente il proseguimento del programma F35, l’acquisto di 679 nuovi carri armati e la decisione di armare i propri droni.
Ora la notizia che la Marina militare intende imbarcare sul proprio naviglio, prima sui sommergibili poi anche sulle fregate, i missili Cruise in grado di colpire obiettivi nel raggio di oltre mille chilometri.
La chiamano “Naval Diplomacy”, e parlano chiaramente di presidio degli interessi nazionali nel così detto Mediterraneo allargato.
Hanno persino dismesso la retorica della “guerra umanitaria” che negli anni novanta e duemila è servita a mascherare la nostra belligeranza e farla digerire all’opinione pubblica.
L’Italia è un Paese che in ossequio alla Nato ed ai fatturati della propria industria bellica nazionale ha già accumulato pesantissime responsabilità guerra.
Non solo riduzione delle spese militari: in questa situazione si deve imporre un dibattito sul Modello di Difesa apertamente belligerante che l’Italia si è data, divoratore di risorse e guerrafondaio.
Il partito trasversale dei bombardieri, oggi brillantemente rappresentato dal governo Draghi, merita un’opposizione senza se e senza ma.
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