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Salvatore Attanasio: “Mio figlio Luca, l’ambasciatore che credeva nella pace”

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Salvatore Attanasio racconta il figlio Luca, Ambasciatore d’Italia assassinato nella provincia di Goma il 22 febbraio 2021, che credeva fermamente nella pace e voleva un Congo libero dai soprusi, dalla guerra genocida e dallo sfruttamento dei più fragili.

Luca Attanasio, l’ambasciatore che credeva nella pace mondiale a partire dal Congo.

Salvatore Attanasio, padre di Luca, così racconta il figlio:

Luca ragazzo era un sognatore che amava la pittura, la poesia ma non disdegnava i momenti di svago con gli amici di sempre in oratorio. Dopo la scuola media ha frequentato il Liceo Scientifico Majorana di Desio. Nel rendimento scolastico era nella media, ma la sua curiosità e libertà di pensiero lo mettevano al centro dell’attenzione. Durante il periodo liceale, Luca ha subito una profonda mutazione che da ragazzo un po’ ribelle lo ha trasformato in un giovane pragmatico pronto a discutere per far valere le sue idee.

Luca, laureato alla Bocconi in Economia Aziendale, aveva importanti offerte di Lavoro da Società di Consulenza Aziendali e da Banche Internazionali, ma voleva essere un Diplomatico.

Si. Nel 2002 si iscrive al Master di Diplomazia Internazionale presso l’ISPI a Milano , corso propedeutico al Concorso di Diplomazia, che superò con profitto. Nello stesso anno partecipa al Concorso Diplomatico, uno dei più difficili e selettivi della nostra Repubblica, che non superò causa la scarsa conoscenza della lingua francese, lingua obbligatoria tra le materie del concorso. Luca non si dà per vinto, inizia a studiare con impegno il francese e l’anno successivo (2003) supera il concorso.

A dicembre dello stesso anno entra nell’organico del Ministero Affari Esteri, iniziando così la carriera Diplomatica.

Luca ha trascorso i primi due anni lavorando alla Farnesina presso la Direzione Generale per L’Africa dove si fa notare per il suo modo propositivo e originale, tanto che nel 2006 fu inviato presso l’Ambasciata d’Italia a Berna in qualità di Responsabile Commerciale anche se non aveva ancora maturato l’anzianità lavorativa sufficiente per tale ruolo.

Nel 2010 viene inviato come Console Generale a Casablanca (Marocco), anche in questo caso non avendo la sufficiente anzianità per quel ruolo. In che senso Luca rivoluziona letteralmente il consolato?

Negli anni di permanenza in Marocco, Luca lo fa ristrutturare, ammodernare e soprattutto cambia il modo di lavorare negli uffici consolari tanto da far diventare il Consolato di Casablanca tra i primi al mondo per efficienza. Si fa finanziare un impianto fotovoltaico che lo trasforma nel primo Consolato Italiano verde.

Nel Suo ruolo istituzionale, non mancava quell’umanità e generosità che ha caratterizzato tutta la sua vita. Puoi parlarcene?

Si recava periodicamente nelle carceri marocchine a visitare i nostri connazionali per verificare le condizioni in cui versavano e il trattamento ricevuto, preoccupandosi di dar loro anche un ricovero nel periodo di tempo tra l’uscita dal carcere e il rimpatrio in Italia. Era presente nella comunità italiana molto numerosa in Marocco visitando periodicamente tutte le Sedi Consolari preoccupandosi di dare assistenza ai nostri connazionali.

A Casablanca nel 2011 conosce Zakia Seddiki che diventerà sua moglie nel 2015. Incontro molto importante per la vita di Luca.

Certamente, infatti, nel 2013 viene richiamato a Roma per un importante incarico alla Farnesina dove resterà fino a settembre del 2015. Zakia lo segue nella Sua nuova missione ed a gennaio del 2015, si sposano con rito civile presso il Municipio di Roma.

A settembre viene inviato ad Abuja sede dell’Ambasciata D’Italia in Nigeria dove si trasferirà con la moglie Zakia con l’incarico di Primo Consigliere d’Ambasciata, di fatto Vice Ambasciatore.

Luca ovunque si distingue per il suo approccio totalmente innovativo. Studia la realtà del territorio e, tra le tante iniziative redige un progetto di cooperazione per contrastare il traffico di esseri umani e la prostituzione proveniente dalla Nigeria. Giusto?

Il progetto ebbe il parere favorevole della rappresentanza UE ad Abuja e sarebbe stato finanziato dalla UE per circa 50 milioni di euro in 3 o 4 anni. Luca lavorò a questo progetto con una passione umanitaria straordinaria.

Nel settembre del 2017 viene nominato Ambasciatore d’Italia a Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo) e qui si trasferisce con la famiglia. Luca ha fatto tantissimo per questa terra.

Si rende subito conto delle condizioni di miseria della popolazione soprattutto dei bambini abbandonati che vagano per la città. Di fronte a tanta povertà, insieme alla moglie Zakia decide di fondare a Kinshasa l’associazione MamaSofia con lo scopo di dare assistenza sanitaria ai bambini e alle donne. Attua un piano per distribuire del cibo nella città ai poveri diseredati.

Visita le comunità italiane sparse sul territorio, oltre a Kinshasa, in Congo Centrale, nella regione del Kivu, dando concreto supporto e aiuto ai nostri connazionali soprattutto ai missionari che operano nelle zone più sperdute del Congo.

Non tralascia il Suo compito istituzionale sviluppando un lavoro di relazioni con il Governo congolese poiché la nostra Ambasciata era priva di Ambasciatore da oltre un anno. Durante la permanenza a Kinshasa è stato apprezzato per il Suo impegno istituzionale sia dagli italiani che dai congolesi.

Che tipo di aiuto possono dare gli ambasciatori alla grande causa della pace tra i popoli?

Gli Ambasciatori rappresentano lo Stato nei Paesi in cui operano. Essi sono l’espressione dei Governi del proprio Paese, pertanto, secondo me, il loro lavoro è fondamentale per costruire relazioni di cooperazione con lo Stato ospitante atte a garantire certamente la sicurezza dei nostri connazionali, ma anche a contribuire, nel rispetto dei ruoli istituzionali, al benessere e allo sviluppo della Nazione ospite, specialmente in quelle terre dove la stabilità e la giustizia sociale sono una chimera, ma basilari per una pace vera.

Nel 2020, per il Suo impegno per la pace tra i popoli, viene insignito del Premio Internazionale Nassiriya per la Pace. In tale occasione, tenne un discorso che oggi risuona come il Suo testamento morale: “…molte di quelle cose che noi diamo per scontate come la salute, l’istruzione, la pace in Congo non lo sono, forse su queste cose dobbiamo costruire il nostro futuro…“, inoltre : “ … fare l’Ambasciatore è una missione, a volte pericolosa, ma quando sei un rappresentante delle istituzioni hai il dovere morale di dare l’esempio …”.

Sarebbe rientrato a Roma con la famiglia a settembre del 2021. Purtroppo, il 22 febbraio dello stesso anno, un agguato terroristico a Kibumba, a pochi chilometri da Goma nella regione del Nord Kivu (RDC), ha spezzato la sua vita lasciando nella disperazione i familiari e gli amici.

E aggiungiamo, anche tanti semplici cittadini. Luca Attanasio sognava un mondo migliore, purtroppo il suo sogno è stato interrotto il 22 febbraio del 2021. Aveva solo 43 anni.

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