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domenica, Giugno 15, 2025
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La dittatura dell’algoritmo: vede e sceglie per te

L’algoritmo nell’era digitale è una domanda semplice che dopo averti studiato risponde per te e ti fa vedere quel che lui creda tu voglia vedere…

Vittime di un algoritmo. Antefatto: una serata tra amici

A tavola, tra amici si parlava del fatto che dopo tutto quello che abbiamo mangiato tra  lockdown e chiusure varie, lo stare molto seduti a casa, si è finito con l’ingrassare e col dormire male, per di più scomodi! E con l’età che avanza ci fa male la schiena.

L’ospite a tavola interviene con il classico: “è colpa del materasso”; l’amico “sotuttoio” lo dice troppo ad alta voce ed Alexa si attiva subito: “il Voltaren, sta in bagno vecchietto”. L’amico prosegue con “mentre guardavo la Tv su Shopping on line è passata la pubblicità di flex con l’aloe antiallergenico e l’ho comprato, a rate, me l’hanno portato in cinque giorni se vuoi ti do il link,” -e mentre ancora ne parla ho ricevuto su telegram il suo invito. Io mi sono stappato la bottiglia di rosso versandone accidentalmente – si fa per dire – un mezzo bicchiere su Alexa al grido di: “zitta Tu!”.  Alexa per rappresaglia ha spento le luci di tutta casa, fingendosi morta.

Vi sarà capitato di parlare casualmente di sesso, di cercare un idraulico, di comprare un telefono nuovo. Prima si chiedeva in giro, fra conoscenti e vicini, oggi usiamo lo smartphone.

Stamane senza nemmeno avvisare suonano al citofono che non sono neanche le sette e mi portano: rete a doghe, materasso con aloe, coperta, e in più dodici padelle, il tutto in comode rate da 29 euro e 90.

Mentre cercavo di spiegare che non è come sembra,  che è stata quella str***a di Alexa, squilla il telefono: “Salve, sono Ania chiamo da Albania, posso avere sua attenzione per nuovo contratto telefonico con un nuovissimo C 130 Hercules con il presidente Leone raffigurato in oro e brillanti, mentre fa le corna?”.

Cacciato Mastrota e mandata Ania a fare vacanza ai caraibi, mi arrivano richieste di amicizia di misteriose bonazze in bikini su Facebook e di iscrivermi ad una chat erotica dove si vuole fare solo sesso “cativvo”.

Con buona pace delle vostre precauzioni da neofiti I- security con antivirus, firewire antiphishing e filtri AD block del caso, vi siete dimenticati di mettere la cofana di alluminio in testa e di smontare la batteria del telefono?

A nulla sono valse le vostre resilienze al device, ai gruppi di Gomblotto del vaccino, alla inoculazione del 5G tramite ipnosi, alla contaminazione dell’acqua potabile attraverso la vodka sovietica. Mastrota è li che vi guarda stupito chiedendosi perché non volete le padelle, abbozzando “se preferisce i piatti di Tognana ci possiamo mettere d’accordo…

Chi mi conosce sa che non sono un complottista dell’ultima ora, “io sono un complotto” direbbe Stainer. Ma sul fatto che siamo ascoltati, tracciati, non ho dubbi.

Se poi siete di quelli che usano applicazioni tipo Face app, o solo avete riso per un gattino,  li avete messi a disposizione di intelligenze artificiali che di riconoscimento facciale e di vendita dei dati ci vivono.

Andrà tutto bene? No, certamente.

La dittatura dell’algoritmo: vede e sceglie per te

Come funziona l’algoritmo che mi chiude nella bolla?

Dalla pagina di Google alla domanda come funziona l’algoritmo? :

“I sistemi di ranking di Google ordinano centinaia di miliardi di pagine web nell’indice di Ricerca per fornire i risultati più utili e pertinenti in una frazione di secondo e li presentano in modo da aiutarti a trovare quello che stavi cercando. Questi sistemi di ranking sono costituiti non da uno, ma da una serie di algoritmi. Per fornirti le informazioni più utili, gli algoritmi della Ricerca prendono in esame diversi fattori, tra cui le parole che hai usato nella query, la pertinenza e l’usabilità delle pagine, l’affidabilità delle fonti, la tua posizione e le tue impostazioni. L’importanza attribuita a ogni fattore cambia in base al tipo di query; ad esempio, la data di pubblicazione dei contenuti ha un ruolo più incisivo nel rispondere a query relative ad argomenti di attualità che a query riguardo a definizioni del dizionario.”

Quindi io digito una domanda: cerco la cosa X, Google mi propone le prime dieci x per lui più indicizzate apposta per me? Quindi praticamente conosce già il mio indirizzo fisico, le mie abitudini e le mie capacità economiche. Se cerco un’auto mi dice “concessionaria usato sicuro”, non Lamborghini. Poi se non rispondo o clicco su qualcosa, mi propone alternative simili e ricomincia con il loop e le probabili alternative.

La query risponde per me.

La dittatura dell’algoritmo: vede e sceglie per te

L’algoritmo è una domanda semplice a cui si pongono due alternative: si o no (parliamo di semplice binaria). Per successive domande si tenta con una altra ipotesi e si prosegue fino a parametrizzare le domande e trovare l’esatta soluzione, in alternativa si prosegue a loop, all’infinito, senza possibilità di uscita. Ma quante domande ci sono rispetto alla unica mia? . Cosa indicizzano? E a quali query sono sottoposto?

La stessa cosa la fanno i social. Tra le probabili risposte che mi offre google c’è quella a pagamento, o pubblicità, chiamata in gergo Ads. Negli altri sistemi, cioè nei social, la faccenda si complica, perché rispetto a Google si entra nella sfera personale, nel privato.

Attraverso i social si tentano rimorchi, discussioni politiche, soluzioni dei massimi sistemi economici e la quadratura del cerchio. Ci si auto-targhettizza, regalando alla Ai le nostre feste di compleanno, il numero e l età dei figli, chi sono e dove sono i migliori amici, le nostre preferenze, chi frequentiamo e come vestiamo, tutte le passioni profonde.

Se non bastasse ci raggruppiamo in minimi gruppi di interesse specifico: cinema, teatro shampoo, e fai da te, dando quindi indicazioni specifiche su cosa ci piace e cosa no. E attraverso i like o le cancellazioni dei blust che definiamo i limiti a cui non siamo interessati.

A tutti è piaciuta la condivisione di fatti strettamente personali in cambio di like, o peggio il giochino dell’oroscopo sulla propria data di nascita. Ma queste azioni hanno permesso a Zuckerberg ed altri di entrare in possesso di una quantità di informazioni enorme, specifica, straordinaria e privata. Non secondario, possono proporci e farci vedere solo quello che crediamo di voler vedere ma che in realtà propongono gli sponsor.

Questo, all’interno dei social, elimina tante domande (query) su come proporci, cosa comprare in base ai nostri gusti e indica al marketing come fare le pubblicità che possiamo o vogliamo vedere. Il tutto abbatte i costi e toglie dispersione.

La dittatura dell’algoritmo: vede e sceglie per te

Eseguivo gli ordini

Durante il processo dal 1948-1952 per l‘eccidio delle fosse Ardeatine venne processato il tenente colonnello delle SS Herbert Kappler: erano stati trucidati 335 prigionieri italiani in rappresaglia per l’attentato partigiano di via Rasella.

Il processo conclusosi il 20 luglio 1948 nella sentenza stabilì che l’eccidio per la sua entità era sproporzionato. L’ordine di uccidere 320 ostaggi, che Kappler aveva ricevuto dai suoi superiori, era un ordine oggettivamente illegittimo.

Tuttavia i giudici ritennero non provata la circostanza che Kappler avesse eseguito l’ordine avendo coscienza della sua illegittimità; pertanto lo prosciolsero dall’accusa, ma limitatamente a 320 vittime applicando la discriminante dell’adempimento di un dovere.

Lo ritennero invece colpevole dell’omicidio delle restanti quindici (15) persone, che, secondo i giudici, erano state uccise per effetto di un’iniziativa dello stesso Kappler. Pertanto Kappler fu condannato all’ergastolo e rinchiuso in carcere.

Secondo il sistema in auge oggi nessun deve essere arrestato per aver eseguito un ordine, quindi si determina che l’ordine, la richiesta, la decisione non è umana ma necessaria. Quindi l’algoritmo può anche decidere al posto degli individui.

È un algoritmo che scrive le ‘breaking news’ al Los Angeles Times

Un’azienda di Hong Kong, la Deep Knowledge Ventures che si occupa di biotecnologie, medicina rigenerativa e ricerca farmaceutica, ha scelto un software d’intelligenza artificiale per prevedere il successo degli investimenti: Vital.

Questo software è praticamente un nuovo membro del Cda, che comprende anche altre cinque persone: è decisivo nelle scelte di investimento finanziario dell’azienda, grazie all’elaborazione e all’incrocio di dati finanziari e medici. Dal 2014 ad oggi non ne ha sbagliata una.

La dittatura dell’algoritmo: vede e sceglie per te

Sponsor e influencer, dominatori dei social

A cosa serve un influencer? A vendere, tutto il resto è solfa.

L’influencer è il nuovo testimonial. Ai miei tempi c’erano personaggi pubblici come il Cerri, un chitarrista in ammollo o il signor Calindri mentre beveva il suo Cynar.

Oggi il gesto imitativo e il tentativo di emulazione è rivolto verso personaggi social-tele-attivi. Mentre nell’analogico il social si svolgeva all’interno delle osterie e nelle pubbliche piazze, e la Tv era l’ara della massima espressione popolare.

Al momento i due mondi sono in commistione. Se la popolarità dell’influencer è alta sui social la Tv li fagocita, li propone come modello per incrementare il suo pubblico attento ai fenomeni giovanili e ai suoi introiti pubblicitari.

I talent come esempio,  la massima espressione di propaganda e mainstream. Sono produzioni e promozioni a costo relativamente basso. Si prendono un gruppo di ragazzini con un numero discreto di follower (fan che ti seguono sui social) dai 40000 a salire, li si mettono nel circo di una competizione, chi ha più like vince, tutto qua.

Ora, i tanto vituperati (dalla mia bolla di collezionisti di vinile e audiofili cinquant’enni) Maneskin sono talmente funzionali al social e alla musica digitale che ottengono un bel 12° posto nella classifica Uk (cosa che non succedeva dal 1977 con gruppi del calibro di Area, Pfm o il Banco), i voti dei teenagers europei, vincono l’ Euro Festival e fanno da supporters a una data dei Rolling Stones.

A me sinceramente frega poco, visto che in Inghilterra ci sono diverse classifiche e le vendite che contano sono quelle fisiche del vinile e i concerti con pubblico pagante, cioè l’ analogico. Ma il mondo digitale si auto nutre e si auto proclama, determina le scelte degli sponsor, che poi sono quelli che producono tutta la filiera: mettono i soldi nella tv e nella cultura.

La dittatura dell’algoritmo: vede e sceglie per te

Quindi la cultura o humanitas nel senso vero del termine è sotto scacco del mercato digitale e delle scelte di adolescenti imberbi che nulla sanno di Coltrane e Gadda.

Il gap tra produzione digitale e materica (cibo, industria e servizi) è sempre più marcato.  Lo sponsor non sa che farsene della cultura, visto che vende di più e a minor costo agli adolescenti. Ho idea che questa digitalizzazione serva solo a se stessa e che nel confronto con la realtà ci rimetta nella sua parte strutturale, rimane quello che è: effimera. Nelle speranza vana che un giorno la cultura non debba campare con gli sponsor e il pop ma di un pubblico vero.

Ll momento mi rassereno pensando a Mastrota che attende Ania a San Thomas per chiederle se ho scelto le padelle o i piatti della Tognana, mentre io metto su un bel disco di Coltrane che durante l’adolescenza odiavo perché era roba da vecchi. Come in un loop infinito, tra conservatori e progressisti tra vecchie e nuove abitudini

Alexa è stata restituita perché non si fa i cazzi propri. Ora che possiamo nuovamente uscire magari l’idraulico lo trovo tra i vicini di casa.

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Daniele De Sanctis
Daniele De Sanctis
programmatore, ghost writer in economia, Laurea in “cose inutili e altre amenità”. Produttore esecutivo tv per conto della Rai sino a Maggio 2009. Sommelier, insegna a Perugia nel 2009 nei laboratori professionalizzanti dell'Università degli studi UNIPG. Con Slow Food Roma per 10 anni, organizzo “Gas”. Dal 2013 collabora come editorialista per la rivista Agrodolce.

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