Le recenti accuse a Wojtyla alludono a scenari dal sapore pasoliniano di Salò che degenerano nella spazzatura complottista, così che la figura immaginaria del Papa polacco pedofilo nasconde quella più realistica del reazionario, amico di Pinochet, e anche un po’ fascista.
Il Papa polacco e la ragazza
Nell’estate 1983 non avevo ancora dodici anni. L’arsura di quella estate era temperata dalla freschezza del secondo scudetto della Roma.
L’incompiutezza dell’età puberale rendeva affascinante la fretta di crescere ancora qualche centimetro, di trovarsi a scimmiottare i grandi nei licei, di incontrare una Sophie Marceau. Ma quelle grandi speranze furono turbate dall’apparizione di migliaia di manifesti scorticati dal calore. Diventarono la carta da parati dei palazzi romani. Ritraevano una ragazza, coetanea di Sophie, scomparsa. Qualche giorno dopo gli stessi manifesti si decuplicarono con l’immagine di un’altra giovane. Emanuela e Mirella indicavano un monito. Crescere ancora un po’ aveva i suoi lati oscuri. Per esempio sparire.
Nessuno allora immaginava la portata simbolica di quel caso. Nelle fantasie di quei giorni si faceva un gran parlare della tratta delle bianche. Mia sorella, altra quindicenne, doveva prestare attenzione anche ai camerini dei negozi del centro. Lì le possibili basi di avventurosi rapimenti.
Il caso Orlandi è andato avanti su questa traccia narrativa per tanti anni. Tra leggende, parziali verità e depistaggi. Anche l’abbinamento con la Gregori forse ha rappresentato un abile sviamento. Una pletora di ambigui personaggi si è affacciata di volta in volta per raccontare indiscutibili verità. Anonimi testimoni, superstar della malavita, faccendieri di ogni affare hanno spiattellato racconti frammentati, indiscrezioni impudiche, tranelli enigmistici.
In questo contesto il comprensibile smarrimento della famiglia, cittadina vaticana, era inversamente proporzionale alla ferrea chiusura della Chiesa. Lo Stato Pontificio si è nascosto in una coltre di fumo denso dove nulla poteva apparire e svelarsi.
Il Papa polacco si lanciò in qualche appello pubblico a interlocutori che sembrava conoscere bene e a uno slancio di cortesia con una visita natalizia nella casa dei suoi concittadini. Con la sua progressiva inabilità fisica, sistemato il mondo alla caduta del muro e dopo la sua morte la questione Orlandi è rimasta in piedi come un labirintico cold case.
Tra scoop giornalistici, banditi della Magliana e pruriginosi retroscena. In quel groviglio di elementi scenici nessuno era capace di ricostruire una coerenza dei fatti.
Così per tanti anni. Fino a qualche mese fa. Improvvisamente spunta un documentario di fattura americana. “Vatican girl“. Compare per la prima volta una trama credibile. Il giorno del rapimento il Papa è in Polonia. Lì aizza Solidarnosc, cavallo di troia perché venga ucciso il comunismo. Un cavallo ben organizzato da finanziamenti oscuri. Soldi distratti dal riciclaggio che lo IOR non riconsegnava a chi di dovere.
Il Papa amico di Pinochet, sodale del Regan tifoso dell’apartheid sudafricana, aveva un solo assillo. Disintegrare il blocco sovietico. Quei soldi servivano.
Da qui il rapimento, il ricatto al Vaticano. Quella coltre di fumo si diradava in un intrigo intellegibile. Il debito venne onorato, la ragazza riconsegnata e trasportata in Inghilterra. Fino alla sua definitiva scomparsa.
Tanto che, dopo la messa in onda, con un pretesto, i palazzi pontifici sorprendentemente riaprivano l’inchiesta. Ma contestualmente ecco la ricomparsa del personaggio sinistro di turno. Anche lui con la sua pietra filosofale. Con il suo nastro pieno di parole assertive. Con le quali denuncia l’indicibile. Papa e cardinali in scorribande notturne tra night e avventure a caccia di giovani donzelle. Allude a scenari dal sapore pasoliniano del Salò.
Facile a questo punto per il solerte Vaticano, così lucido nel riaprire l’inchiesta, l’onere della smentita e contestualizzare quelle frasi nell’ambito della fantasia. Sin troppo facile.
Con questo improvviso regalo si dimentica sia il personaggio sinistro che il documentario americano. Tutto da gettare nella spazzatura complottista. La figura immaginaria di un Papa pedofilo ha così nascosto quella più realistica. Di un Papa reazionario e forse anche fascista.
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