Abbiamo visto in anteprima “Documento”, di Marco Iermanò, in programma ufifcialmente oggi, 26 luglio, al GIFFONI50Plus.
“Documento” di Marco Iermanò al GIFFONI50Plus
Istituto Comprensivo Statale Antonio Gramsci, Roma. O forse sarebbe meglio riciclare, alla maniera dei “Trekkers”, quelle differenti e ormai archetipiche coordinate: Spazio, ultima frontiera.
Perché in fondo anche il Trullo può essere considerato una “frontiera”, nella capitale, coi suoi problemi di collegamento, integrazione, vita sociale. E la scuola tali problematiche finisce per rifletterle tutte.
Lodevole il lavoro del giovane cineasta Marco Iermanò, di cui il 26 luglio al GIFFONI50Plus è in programma un vibrante cortometraggio, poco oltre i 30 minuti, che si intitola Documento ed ha quale epicentro proprio l’Istituto Antonio Gramsci.
L’inizio, lasciatelo dire, è quasi “da horror”, nel senso che veder entrare frotte di alunni con la mascherina è distopia pura, esprime cioè in modo “metonimicamente” e crudamente diretto come si è costretti a studiare in questo clima di emergenza.
Anche allo spettatore ci vuole un po’ per superare il disagio iniziale. Ma poi il film prende aria da un confronto tra gli studenti e l’educatore di turno, che sia per i temi che per le modalità rappresentative finisce per ricordare un po’ La classe – Entre les murs di Laurent Cantet, un po’ certe opere del nostro Gaglianone.
La stessa forma cinematografica si adagia sul dialogo tra l’adulto e i ragazzi, su quell’ars maieutica che, complici le immagini (proposte come in un gioco di scatole cinesi) del breve e drammatico inserto di finzione che rievoca un classico caso di violenza sulle donne, fa interrogare i presenti su questioni che partono proprio dalla violenza di genere per approdare a problemi di integrazione e ad altre questioni scottanti. Tutto poi tirato fuori con la massima naturalezza possibile.
Nel documentare tanto una realtà sociale che l’immaginario ad essa correlato, lo sguardo dell’appassionato e visibilmente coinvolto Marco Iermanò sterza poi bruscamente dai ragazzi a una storica docente dell’istituto, la vice-preside Annamaria Stecchiotti, impegnata da anni in progetti per l’inclusione, riguardanti diverse etnie compresa la comunità Rom, in un territorio senz’altro difficile dove la diffidenza reciproca si pone a volte come ostacolo. Ma il fervore dell’insegnante è contagioso. E durante la(neanche tanto) breve intervista incastonata nel film esce fuori bene!
Qualche perplessità giusto sul montaggio di scene di lotta e di impegno civile proposto nel finale, laddovequalche accento retorico si avverte, vedi per esempio il passaggio un po’ rapsodico dalla controversa figura di Madre Teresa di Calcutta ai meglio contestualizzati Gramsci e Martin Luther King.
Con un effetto a tratti da canzone di Jovanotti, che non senza malizia ci sentiamo di attribuire al testo poetico di Saviano recitato in sottofondo… ma questa forse è più che altro un’idiosincrasia personale, ciò che resta realmente impresso di Documento è l’ardore nel lambire temi importanti, come pure l’energia che si percepisce nei ragazzi e nella loro insegnante, la veridicità (che neppure le tetre mascherine possono attutire) dei loro volti, quel senso di vita vissuta che persino le pareti dell’istituto scolastico riescono a trasmettere. Lasciando così ipotizzare un futuro meno grigio.
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