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Cinema exploitation: il fascino anarchico del cinema di serie B

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Il cinema exploitation, nato negli USA e fiorito anche in Italia, è un genere a basso budget che sfrutta mode, scandali e successi altrui. Grezzo, provocatorio e sensazionalista, ha influenzato persino Tarantino. “Virus” di Mattei ne è esempio cult e delirante.

Il cinema exploitation

Il cinema exploitation è un genere cinematografico caratterizzato dalla produzione di film a basso budget, spesso realizzati con l’intento di sfruttare mode, scandali, temi controversi o successi di altri film per attirare il pubblico e massimizzare i profitti.

Nato principalmente negli Stati Uniti tra gli anni ’30 e ’40, ha conosciuto il suo apice negli anni ’60 e ’70, con un’importante contributo anche dall’Italia, soprattutto nel filone horror, fantascientifico e d’azione.

Le caratteristiche principali del cinema exploitation possiamo così riassumerle:

Budget ridotto: I film exploitation sono girati con risorse limitate, il che porta a una produzione rapida, spesso con attori non professionisti, effetti speciali rudimentali e scenografie improvvisate. Questo è evidente in film come Virus: L’inferno dei morti viventi di Bruno Mattei, dove si riciclavano musiche, attori e idee da altri film.

Temi sensazionalistici: Questi film si concentrano su argomenti che attirano l’attenzione del pubblico, come violenza, sesso, horror, droga, criminalità o temi tabù. Esempi includono i “mondo movies” italiani (come Mondo Cane), che mostravano scene scioccanti di culture esotiche, o i film di zombie e cannibalismo degli anni ’70-’80.

Sfruttamento di mode e successi: Il termine “exploitation” deriva proprio dalla tendenza a sfruttare il successo di film mainstream o eventi culturali. Ad esempio, dopo il successo di Zombi di Romero, in Italia proliferarono film come Virus o Zombi 2 di Lucio Fulci, che cercavano di cavalcare l’onda del filone zombie.

Estetica grezza e provocatoria: I film exploitation spesso privilegiano l’impatto visivo e narrativo rispetto alla raffinatezza tecnica. Scene di gore, nudità o violenza gratuita erano comuni per attirare un pubblico in cerca di emozioni forti, spesso in sale di seconda visione o “grindhouse” negli Stati Uniti.

Distribuzione di nicchia: Questi film erano spesso proiettati in circuiti alternativi, come cinema di periferia o drive-in, e puntavano a un pubblico giovane o curioso di esperienze “estreme”. In Italia, molti di questi film hanno trovato un pubblico internazionale grazie all’export verso mercati come gli USA.

In Italia, il cinema exploitation ha avuto un ruolo importante negli anni ’60-’80, con registi come Bruno Mattei, Lucio Fulci, Joe D’Amato e Ruggero Deodato che hanno prodotto opere memorabili.

Nonostante la loro natura “di serie B”, i film exploitation hanno influenzato il cinema mainstream. Registi come Quentin Tarantino e Robert Rodriguez hanno omaggiato questo genere con film come Grindhouse (2007), celebrandone l’estetica grezza e l’energia anarchica. Inoltre, molti film exploitation italiani sono stati riscoperti e apprezzati come opere di culto per il loro stile unico e la loro audacia.

Recentemente ho visto Virus: L’inferno dei morti viventi, opera del 1980 che è l’esempio classico di questo genere anarchico. Regista Bruno Mattei, soldi pochi e film girato in Italia e Spagna. Film palesemente ispirato al film di Romero, al punto da essere considerato da molti un plagio. Elementi come i reparti speciali della polizia (che ricordano la squadra SWAT di Zombi), ma con le divise che ricordano il Cipputi metalmeccanico di Altan, l’irruzione in spazi chiusi e l’uso di lacrimogeni sono chiari richiami alle scene iconiche del film di Romero, in particolare quelle ambientate nel centro commerciale.

Mattei, noto per il suo approccio opportunistico, ha cercato di replicare l’atmosfera e la tensione di Zombi, mescolando però elementi originali (come l’ambientazione esotica in Nuova Guinea), senza esserci stato in Nuova Guinea, usò immagini di documentari, con cliché del genere zombie e prestiti diretti dal capolavoro di Romero.

Questo mix di omaggio e imitazione era tipico del cinema exploitation, che puntava a sfruttare il successo di pellicole più famose adattandone idee e stile con budget ridotti. Si fece talmente prendere la mano da utilizzare la colonna sonora dei Goblin, originariamente composta per Zombi (Dawn of the Dead, 1978) di George A. Romero, senza chiedere il permesso. I Goblin minacciarono cause legali ma senza dare seguito concreto.

Il film di Mattei era considerato un prodotto di nicchia con distribuzione limitata. Insomma non l’avrebbe visto nessuno. In realtà vi invito a vederlo con attenzione perché ci sono delle chicche strepitose. Una trama confusionaria, in alcuni momenti senza alcun senso, una recitazione da Opere Parrocchiali, se non fosse per il linguaggio non proprie da educande.

In una scena un attore truccato da zombi viene usato in un contesto non-zombie. Vedi questo tizio con la faccia verdastra che trasporta un televisore. E’ un esempio emblematico del caos produttivo di questi film: la necessità di girare velocemente superava la cura per i dettagli, creando errori che oggi sono parte del loro fascino di culto.

Sono film che hanno un loro perché e se vi capita vi invito a vederli perché anche le schifezze possono avere il loro fascino.

Di seguito una serie di film del genere explotation assolutamente da vedere:

Zombi 2 (1979, Lucio Fulci, Italia)
Un classico dello zombie italiano, considerato una sorta di seguito non ufficiale di Zombi di Romero. Famoso per le scene splatter e l’iconico scontro zombi-squalo. Perfetto per chi ha apprezzato Virus.

Cannibal Holocaust (1980, Ruggero Deodato, Italia)
Uno dei film più controversi del genere cannibal, girato in stile found footage. Celebre per la sua crudezza e per aver suscitato dibattiti sulla violenza nel cinema.

The Last House on the Left (1972, Wes Craven, USA)
Debutto di Wes Craven, un horror exploitation che mescola violenza e vendetta. Ispirato a La fontana della vergine di Bergman, ma con un tono molto più crudo.

I Spit on Your Grave (1978, Meir Zarchi, USA)
Un controverso rape e revenge movie, noto per la sua intensità e per il suo impatto sul pubblico dell’epoca. Emblematico del filone exploitation che spinge i limiti.

Suspiria (1977, Dario Argento, Italia)
Capolavoro del giallo/horror italiano, con una regia stilizzata e una colonna sonora iconica dei Goblin. Pur con elementi più raffinati, conserva l’anima provocatoria dell’exploitation.

Mondo Cane (1962, Gualtiero Jacopetti, Paolo Cavara, Franco Prosperi, Italia)
Pioniere del genere “mondo”, un documentario sensazionalistico che mostra scene scioccanti da tutto il mondo. Ha influenzato il cinema exploitation per il suo approccio voyeuristico.

Faster, Pussycat! Kill! Kill! (1965, Russ Meyer, USA)
Cult assoluto del cinema exploitation americano, con protagoniste tre donne ribelli in un mix di azione, sesso e violenza. Un’esplosione di energia pulp.

La città violenta (1970, Sergio Sollima, Italia)
Un esempio di poliziottesco italiano, con Charles Bronson come killer in una storia di crimine e vendetta. Rappresenta il filone action dell’exploitation italiano.

Ilsa: She Wolf of the SS (1975, Don Edmonds, Canada/USA)
Icona del sottogenere “nazisploitation”, con una crudezza estrema e un approccio volutamente provocatorio. Rappresenta l’exploitation più trasgressiva.

The Beyond (1981, Lucio Fulci, Italia)
Horror soprannaturale con elementi zombie, noto per le sue immagini surreali e il gore estremo. Parte della “trilogia della morte” di Fulci, è un must per gli amanti dell’exploitation italiano.

Buona visione!

P.s. Cannibal Holocaust o I Spit on Your Grave, possono risultare disturbanti, ma se non vi disturba quello che succede tutti i giorni a Gaza guardateli pure.

 

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Enrico Zerbo
Enrico Zerbo
Ligure, ama i gatti, la buona cucina e le belle donne. L'ordine di classifica è a caso. Come molte cose della vita. Antifascista ed incensurato.

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