Per quanto sia arbitrario definire la data di inizio di un fenomeno culturale, per il punk potremmo fissarla al 1° dicembre 1976, giorno della famosa -e incauta, col senno di poi- intervista di Bill Grundy ai Sex Pistols.
I tre minuti di “intervista punk” che lanciarono i Sex Pistols e rovinarono Bill Grundy
Quando per inconfutabile oggettività statistica gli anni che restano da vivere sono molto meno della metà di quelli che abbiamo vissuto, si comincia a pensare a tutte le cose che accadranno nel mondo e che noi non faremo in tempo a vedere ma i giovani sì, e vorremmo essere nati un paio di decenni dopo per godercela ancora un po’.
Ma l’essere nato quando sono nato mi ha consentito di vedere Londra negli anni del punk, mentre mia figlia non vedrà mai nulla del genere, tiè.
Il 1° dicembre del 1976 è un mercoledì freddo e piovoso (non che io fossi lì quel giorno, ma volevo dare un ulteriore tocco di vissuto al racconto, e poi che tempo credete che ci fosse in Inghilterra a fine autunno?) e alle 18:00 sul canale locale londinese Thames inizia il Today Show condotto da William Grundy, detto -con travolgente fantasia britannica- “Bill”.

Si dice che gli ospiti dovessero essere i Queen, i quali avrebbero però annullato l’impegno all’ultimo momento. Com’è come non è, il compassato Grundy si trova in studio i Sex Pistols. Il conduttore, probabilmente ignaro del mutamento controculturale che stava travolgendo il mondo al di fuori del suo studio televisivo, prova a fare lo spiritoso, generando un botta e risposta con Glen Matlock e Johnny Rotten e poi un crescendo di insulti da parte di Steve Jones, il quale termina dando del “fottuto mascalzone” allo sbigottito Bill. Quando parte la sigletta finale, i Sex Pistols ballano.
Nessuna descrizione può rendere la magia nichilista di quei tre minuti, per cui vi rimando al video e al testo integrale dell’intervista:
“The filth and the fury!”, oscenità e furore…
…così titolò il Daily Mirror il giorno successivo. “Oscenità e furore!” travolsero il programma, che venne cancellato poco dopo, e con esso il povero Bill, il quale non tornò mai più ai livelli di popolarità di cui aveva goduto.
1978: “No one is innocent”
Ma i Sex Pistols non lo avevano dimenticato. Nel gennaio 1978 sono ormai senza Johnny Rotten, che se ne era andato per formare i PIL, e senza Sid Vicious, uscito o forse cacciato dal gruppo per motivi di ubriachezza droga sesso (tutto molto punk, come la sua morte per overdose che seguirà di lì a poco). Paul Cook e Steve Jones vanno a Rio de Janeiro a trovare il superlatitante Ronnie Biggs, fra gli autori della “Grande rapina al treno” del 1963, colà rifugiatosi per sfuggire all’estradizione.
Con lui incidono il brano “No one is innocent”, che poi finirà nell’LP “The great rock ‘n roll swindle”. Nel pezzo si citano malfattori reali o figurati (nell’ordine il nazista Martin Bormann, gli infanticidi Myra Hindley e Ian Brady, i politici, i maiali, Ronald Biggs, la pecora nera, il buon samaritano) ma la prima strofa è dedicata al buon vecchio Bill:
God save the Sex Pistols
they’re a bunch of wholesome blokes
they just like wearing filthy clothes
and swapping filthy jokes
God save television
keep the programmes pure
God save William Grundy
from falling in manure
Dio salvi i Sex Pistols
sono una combriccola di ragazzi sani
amano indossare vestiti luridi
e raccontarsi barzellette sporche
Dio salvi la televisione
mantenga puri i programmi
Dio salvi William Grundy
dal cadere nel letame
Sex Pistols – No One Is Innocent
Bill Grundy morirà nel 1993 a 69 anni.
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