Stefano Bonaccini, dopo la terribile alluvione che ha colpito la regione da lui amministrata, può stare in TV ogni giorno a magnificare il popolo emiliano-romagnolo e a promettere che tutto sarà ricostruito uguale a prima, quando invece tutto non dovrà essere come prima.
Il nazionalismo regionale del paciugo
Negli ultimi anni, mi è capitato di denunciare il nazionalismo regionale di alcuni presidenti di regione, che utilizzano i social per mostrare ai loro concittadini che l’ente che amministrano dispone di eccellenze, di primati, di grandi investimenti per lo sviluppo, di nuove costruzioni per il turismo, per il divertimento ecc…
Non fanno eccezione, nell’esaltazione delle varie regioni, nemmeno i successi sportivi o canori: chi vince lo farebbe così in virtù di un non meglio specificato sangue regionale.
Mi è sempre parso molto pericoloso questo nazio-regionalismo, perché è in realtà il grimaldello dell’autonomia differenziata e, inoltre, contribuisce comunque a legittimare il nazionalismo tout court, dal momento che fa sembrare che determinati risultati si raggiungano in virtù di una qualche particolarità etnica, che sia nazionale o regionale.
C’è un altro elemento di pericolosità che ho sempre paventato e che vediamo dispiegato oggi in Emilia-Romagna dopo l’alluvione. Si tratta del compattamento della cittadinanza della regione, che comincia a pensarsi come popolo romagnolo o emiliano, senza sapere che le identità regionali o subregionali sono invenzioni ancora più grossolane di quelle nazionali.
E quel compattamento non può che escludere la politica come campo della riflessione sociale, economica e persino antropologica su quanto è successo, sugli stili di vita, sui modelli di consumo, sul modo di fare impresa (sopratutto agricola in Romagna), sullo sfruttamento del suolo, sull’idea di turismo ecc… Tutto questo viene spazzato via da una seconda alluvione: quella della retorica nazioregionale.
Purtroppo, i dirigenti politici che hanno inventato il nazioregionalismo non hanno gli strumenti, la cultura e la voglia di contrastare tale compattamento e se ne fanno anzi portavoce.
Così, il Presidente dell’Emilia-Romagna può stare in TV ogni giorno a magnificare il popolo emiliano-romagnolo e a promettere che tutto sarà ricostruito uguale a prima, quando invece tutto non dovrà essere come prima. Ma senza politica, e con la retorica vigente degli angeli del fango o del paciugo che dir si voglia, tutto purtroppo tornerà come prima. Ahimé, ahinoi (o “a noi”, tanto ormai…).
* Per gentile concessione di Claudio Bazzocchi dalla sua pagina social
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