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Guerra civile in Congo: Goma cade, tensioni alle stelle con il Ruanda

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La Repubblica Democratica del Congo (RDC) si trova sull’orlo di un conflitto ancora più ampio dopo la caduta di Goma, una città strategica nell’est del Paese. L’offensiva lanciata dal Movimento del 23 marzo (M23), gruppo ribelle filo-ruandese, ha portato alla conquista della città dopo quattro giorni di violenti scontri.

La situazione minaccia di trascinare la RDC e il Ruanda in una guerra aperta, con il coinvolgimento di altre forze armate tra cui frammenti islamisti ex-Isis.

Guerra civile in Congo, le radici nel passato

La presa di Goma da parte dell’M23 ha riacceso tensioni storiche che risalgono al genocidio del 1994 in Ruanda, quando le milizie hutu massacrarono circa 800.000 tutsi e hutu moderati.

In risposta, i tutsi presero il potere in Ruanda, spingendo molti ex genocidari a rifugiarsi in Congo. Da allora, il confine tra i due Paesi è stato teatro di scontri tra gruppi ribelli, con il Ruanda accusato di sostenere il M23, composto prevalentemente da tutsi, per mantenere influenza nella regione.

La battaglia di Goma e il ruolo del M23

Nell’ultima settimana, il governo congolese aveva intensificato le operazioni contro i movimenti ribelli, mirando sia all’M23 sia alle Forze Democratiche Alleate (ADF), gruppo islamista legato all’Isis. Gli scontri hanno portato all’uccisione di numerosi leader ribelli, ma hanno anche aumentato la violenza contro i civili e provocato un esodo di massa verso ovest.

L’attacco a Goma è stato devastante per l’esercito congolese, con la morte di alti ufficiali, tra cui il generale Pacifique Ntawunguka. Ora, i ribelli controllano la città, e le testimonianze riportano saccheggi diffusi, con i miliziani che trasportano beni razziati verso il Ruanda.

La città, con quasi due milioni di abitanti, è strategica sia per gli aiuti umanitari sia per la sicurezza della RDC, data la sua vicinanza con il Ruanda. La sua caduta segna un punto di svolta nel conflitto e aumenta la possibilità di un confronto diretto tra Kinshasa e Kigali.

Già nel 2012 l’M23 aveva occupato Goma, ma fu costretto a ritirarsi dopo due settimane sotto la pressione internazionale e il blocco degli aiuti al Ruanda. Tuttavia, negli ultimi anni il gruppo è tornato in forza, con un supporto logistico e militare sempre più evidente.

Una crisi umanitaria senza precedenti

Le conseguenze sono drammatiche per la popolazione civile. L’assenza di aiuti umanitari, l’interruzione dell’elettricità e dell’acqua hanno reso la città invivibile. Migliaia di persone cercano rifugio nei campi profughi, ma anche queste aree sono sotto attacco. Alcuni detenuti sono stati arsi vivi dopo l’incendio delle carceri, mentre le strade sono piene di corpi di civili uccisi negli scontri.

Mentre Goma brucia, nella capitale congolese, Kinshasa, migliaia di persone sono scese in piazza per denunciare l’inerzia della comunità internazionale. Il governo accusa apertamente il Ruanda di sostenere i ribelli, ma la risposta globale è stata finora tiepida. La situazione potrebbe portare a un’escalation pericolosa, con Kinshasa che valuta azioni militari dirette contro Kigali.

Se il governo congolese decidesse di rispondere militarmente, il conflitto potrebbe estendersi oltre i confini della RDC. Il rischio è che altri attori regionali, come l’Uganda e il Burundi, possano intervenire, trasformando la crisi in una guerra su vasta scala. D’altra parte, la pressione diplomatica potrebbe costringere il Ruanda a ridurre il suo sostegno all’M23, aprendo la strada a nuovi negoziati.

Per ora, la popolazione congolese resta intrappolata tra la violenza e l’incertezza, mentre il mondo guarda senza intervenire.

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