Con il passaggio al plusvalore relativo, alla reflazione salariale, al salario sociale e all’enorme salto tecnologico, la Cina continua a crescere inesorabilmente.
La Cina continua a crescere, l’indice Pmi lo conferma
Da diverse settimane Boris Johnson, primo ministro conservatore britannico, protagonista e beneficiario politico della Brexit, sta letteralmente picconando i pilastri del neoliberismo anglosassone, ossia del modello diventato “pensiero unico” nel mondo capitalistico occidentale dalla Thatcher a oggi.
Usa e Uk, patrie di Thatcher e Reagan, dopo tanti decenni stanno cambiando approccio alla politica economica. Da mesi seguo le dichiarazioni del Ministro del Tesoro Usa Yanet Yellen, interessantissime ed esplosive, proprio per questo taciute dai media. Le si può trovare solo in alcuni siti un pò più liberi che si occupano di finanza.
Il punto focale è che la Legge sul Lavoro cinese del 2008 ha sconvolto il mercato mondiale più della sua adesione al Wto del 2001. Fintantoché ci si occupava di magliette, giocattoli e cose varie, il mondo sviluppato non si preoccupava, anzi era favorito dai bassi salari cinesi.
Il passaggio cinese al plusvalore relativo, alla reflazione salariale, al salario sociale e, in ultimo, all’enorme salto tecnologico ha messo questo Paese, incredibilmente, alla testa del valore mondiale, scalzando tutti, con l’eccezione della produzione militare americana e russa.
La Germania, in profonda crisi, anche dovuta alla pandemia, utilizza politiche fiscali per il sostegno ad enormi investimenti delle imprese e, da qualche mese, incomincia ad affacciarsi, nel dopo Merkel (che ha distrutto il suo Paese e l’Europa) alla reflazione salariale, seppur timida.
Molto più Johnson, che sostiene chiaramente il passaggio ad alti salari e ad alta produttività, dopo decenni che si è pensato al contrario. Gli Usa si attrezzano in vista di un salto del genere e alcune multinazionali incominciano a raddoppiare il salario minimo.
Devono fronteggiare l’Asia, con la Cina in testa, un continente sterminato dove c’è di tutto, dall’estrema povertà all’intelligenza artificiale. Per stare sul mercato nei prossimi decenni devi adeguare la forza lavoro alle nuove produzioni basate sull’Intelligenza Artificiale. I tornitori ci saranno sempre, ma non più centrali come una volta.
Occorrono scuole, università, formazione di massa, istruzione per tutti e salari alti. Il mondo anglosassone sta incominciando a capirlo, noi invece abbiamo i tagli alla scuola e la deflazione salariale. Questi sarebbero gli economisti.
Il balzo dell’indice Pmi
L’indice Pmi Servizi cinese passa oggi da 46,7 (recessione) del mese scorso e 53,4 (espansione). I siti economici spiegano loro stessi che questo balzo è dovuto alla fine di restrizioni covid in alcune province. Succede questo: alcuni casi covid scoperti, tamponi di massa ripetuti per decine e decine di milioni di persone, a carico del governo, probabile sospensione delle attività e di una parziale mobilità.
Tutto questo in nome di “tolleranza zero” covid, quando da noi da settimane si registrano 3500-4000 casi al giorno e 40 morti al giorno (loro non hanno morti da marzo 2020), con tamponi a carico della popolazione. Il blocco di alcune province si scarica sulla catena produttiva dell’intero paese (vedi il blocco quest’estate di alcuni porti) e soprattutto sui consumi. Appena finita l’emergenza, scovando pochi casi, dell’ordine di alcune decine, il boom produttivo e dei consumi.
L’indice Pmi di oggi ne è la dimostrazione. Conclusione: la popolazione ha soldi da spendere, l’apparato produttivo ha commesse da mettere in produzione. Succede da decenni, il covid non li ha fermati. Buona fortuna a noi.
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