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La presidente della Commissione rivendica la scelta unilaterale sul piano da 150 miliardi: tensioni con Metsola e accuse di abuso delle clausole d’emergenza
Von der Leyen aggira il Parlamento Ue sul riarmo
Ursula von der Leyen difende la decisione della Commissione europea di bypassare il Parlamento Ue sul nuovo piano Safe – oggi rinominato Readiness 2030 – che prevede prestiti per 150 miliardi destinati alla produzione congiunta di armamenti.
La scelta, contestata apertamente dalla presidente dell’Eurocamera Roberta Metsola, sarebbe giustificata – secondo von der Leyen – da “circostanze eccezionali” e da una “sfida urgente ed esistenziale”. In una lettera inviata il 12 giugno e diffusa da Euractiv, la leader dell’esecutivo Ue tenta di legittimare l’attivazione dell’articolo 122 del Trattato, lo stesso utilizzato in passato per le crisi energetiche o per la pandemia.
Ma questa volta non si tratta di emergenze sanitarie o sociali: è un riarmo massiccio, deciso in modo verticistico, a escludere il Parlamento europeo dal processo democratico. Metsola, che ha minacciato un ricorso legale, non è la sola a denunciare il superamento dei limiti istituzionali.
Il servizio giuridico dell’Eurocamera ha giudicato inappropriato l’uso dell’articolo 122, e la Commissione giuridica (JURI) ha bocciato all’unanimità l’iter accelerato voluto da Bruxelles.
Un precedente pericoloso in nome della sicurezza
Von der Leyen giustifica il metodo con il “grave deterioramento del contesto di sicurezza”, ma evita ogni riferimento concreto ai meccanismi di controllo democratico che l’Unione dovrebbe garantire, anche – e soprattutto – nei momenti di crisi.
Il Parlamento, ricorda nella lettera, è stato comunque coinvolto attraverso riunioni informali ad aprile e maggio. Un tentativo maldestro di mostrare rispetto formale, mentre nei fatti l’assemblea è stata esclusa dalla deliberazione su uno dei progetti più ambiziosi e controversi dell’attuale legislatura.
La scelta dell’esecutivo rischia ora di consolidare un modello decisionale emergenziale permanente, dove la centralità delle istituzioni rappresentative viene ridotta a un dettaglio procedurale. Non è la prima volta che la Commissione von der Leyen adotta forzature regolamentari per imporre una strategia: lo aveva già fatto sul Green Deal Industrial Plan, e più recentemente in materia di intelligenza artificiale e politiche commerciali.
Con Readiness 2030, il rischio è duplice: da un lato, l’Unione si imbarca in una politica di riarmo senza mandato popolare; dall’altro, si crea un precedente che normalizza l’abuso delle clausole d’emergenza per evitare il confronto democratico. A pochi mesi dalla scadenza della legislatura, la Commissione mostra un volto sempre più opaco, dove la sicurezza diventa pretesto per marginalizzare il Parlamento e concentrare il potere nelle mani dell’esecutivo.
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