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Repubblica, si dimette il Comitato di redazione: protesta per Gaza e libertà d’informazione

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Una giornata di forti tensioni ha scosso la redazione di  Repubblica, culminando nelle dimissioni dell’intero Comitato di redazione (Cdr), a seguito di un acceso confronto interno sul documento relativo alla guerra a Gaza.

A guidare la decisione, la scelta del giornalista Matteo Pucciarelli di lasciare il proprio incarico, immediatamente seguita da quella degli altri rappresentanti sindacali. Alla base della rottura, secondo quanto emerso, vi sarebbe un tentativo della direzione del quotidiano, in particolare su impulso di uno dei vicedirettori e alcuni capiredattori, di riaprire l’assemblea sindacale dopo la conclusione ufficiale delle votazioni su un documento condiviso, con l’intento di modificarne il contenuto.

Repubblica, si dimette il Comitato di redazione. Assemblea chiusa, ma la direzione tenta di riaprirla

Il documento, elaborato e votato il 27 maggio, affrontava il tema della tragedia in corso nella Striscia di Gaza e nella Cisgiordania, chiedendo esplicitamente che “i media stranieri possano entrare liberamente nella Striscia, per poter documentare ciò che sta avvenendo e tutelare il lavoro delle colleghe e dei colleghi palestinesi, appello che rivolgiamo anche al Presidente della Repubblica”. Il testo invocava inoltre “che il sinora silente governo italiano agisca, senza titubanze, affinché il diritto internazionale venga rispettato, affinché si fermino i bombardamenti ed entrino gli aiuti senza ostacoli”, aggiungendo la necessità di esercitare “tutte le forme di pressione possibili sul governo di Israele, compreso il non rinnovo di accordi sulla cooperazione militare”.

L’assemblea sindacale, riunitasi nel pomeriggio, aveva discusso e successivamente votato un testo considerato largamente condiviso, frutto anche di modifiche accettate dal Cdr su proposta di diversi colleghi. Le operazioni di voto si sono concluse alle ore 18, ma mentre era in corso lo spoglio – durato oltre quattro ore – è iniziato un movimento interno volto a rimettere in discussione quanto deciso, con pressioni per riaprire l’assemblea. Di fronte a quella che ha definito “una violazione delle più elementari regole democratiche”, Pucciarelli ha annunciato le dimissioni. “I processi di partecipazione sono sacri – ha scritto – e l’assemblea è il luogo sovrano del confronto. Oggi ho scoperto che non è più così”.

Un appello alla professione: “Non è tempo di minimizzare”

Il documento, approvato da 132 votanti (con 3 contrari e 18 astenuti), conteneva una denuncia netta: “Deploriamo non solo l’uccisione di migliaia di civili innocenti, donne e bambini, colpiti da bombe o da cecchini, non solo la crudele condanna ad una morte di stenti per un’intera popolazione privata di cibo e acqua, ma anche la deliberata targettizzazione dei cronisti palestinesi da parte dell’esercito israeliano”. La nota ricordava che “sono oltre 200 i professionisti dell’informazione che hanno perso la loro vita, un sacrificio che onora i più alti principi della libertà di stampa, fulcro delle democrazie”.

I giornalisti di Repubblica hanno voluto ribadire la loro posizione “dalla parte delle vittime dei conflitti, comprese e non ultime quelle del 7 ottobre e gli ostaggi ancora in mano ad Hamas”, precisando che “non è tempo di minimizzare, giustificare o sposare le ragioni delle propagande contrapposte”.

Il testo rappresentava un appello alla categoria tutta e alla direzione del quotidiano per “uno sforzo ulteriore per sensibilizzare l’opinione pubblica sui crimini che stiamo raccontando con sempre maggiore sgomento, attraverso nuove forme di protesta, partecipazione, inchiesta, sostegno economico ai cronisti palestinesi”.

Un fatto senza precedenti

Le dimissioni in blocco del Comitato di redazione rappresentano un fatto senza precedenti nella storia recente del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari. Giungono in un clima di crescente tensione tra redazione e direzione, alimentato da anni di proteste sindacali contro la commistione tra informazione e logiche di marketing, culminate anche con l’uscita dell’ex direttore Maurizio Molinari.

 

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