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Panico tra i filo-atlantisti: la reazione isterica alle parole di Conte sulla guerra in Ucraina

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I filo-atlantisti liberal reagiscono istericamente alle dichiarazioni di Giuseppe Conte sulla guerra in Ucraina, distorcendo il suo messaggio. Conte non sposa Trump, ma evidenzia il fallimento militare. Con la crescente opposizione popolare al sostegno incondizionato a Kiev, l’attacco a Conte appare il gesto disperato di chi è a fine corsa (ma manterrà comunque la poltrona)..

Il delirio mediatico contro Giuseppe Conte: tra manipolazione e autoinganno

Il blocco liberal-interventista è nel panico. L’ipotesi di una vittoria ucraina, su cui hanno costruito la loro retorica bellicista, si sgretola giorno dopo giorno. E le plateali mosse della presidenza Trump, che ha sostanzialmente scaricato Zelensky, stanno getta nel caos gli irriducibili sostenitori dell’euroatlantismo.

Il risultato? Una reazione isterica e manipolatoria alle parole di Giuseppe Conte, colpevole di aver espresso una verità sempre più difficile da ignorare: vincere militarmente il conflitto è ormai “irrealistico”.

Nel tentativo disperato di contenere il danno, opinionisti e politici schierati con la narrativa ufficiale hanno distorto il significato delle dichiarazioni dell’ex presidente del Consiglio.

Lo schema è sempre lo stesso: chiunque si discosti dalla linea della guerra a oltranza viene immediatamente etichettato come “putiniano”, “traditore” o “quinta colonna del Cremlino”.

E così, piuttosto che confrontarsi con la realtà sul campo, i soliti noti si rifugiano nell’autoinganno e nella propaganda. I più attivi in questo, senza poter sbagliare, sono i cantori abituali come Pina Picierno e Giorgio Gori, assieme alla cricca di opinionisti dell’area Foglio\Linkiesta, sempre attivi sui social a inquinare qualsiasi ragionamento diverso dal loro fanatismo interventista.

La verità è che Conte non ha sposato la posizione di Trump, che con il suo stile brutale impone agli alleati europei una revisione della strategia senza possibilità di replica. Conte ha semplicemente detto l’ovvio: la guerra sta andando male, la strategia adottata finora è fallimentare e, a questo punto, il negoziato non può più essere liquidato come un’opzione impensabile.

L’elettorato italiano e la distanza dall’élite interventista

Ma la parte più grottesca di questa isteria collettiva è che non trova alcun riscontro nel sentire comune della popolazione. I dati parlano chiaro: in un sondaggio ISPI/Ipsos di dicembre 2024, solo il 13% degli italiani sosteneva l’idea che UE e USA dovessero continuare ad armare l’Ucraina fino alla cacciata dei russi. Il 42% riteneva invece che Kiev dovesse accettare un compromesso con Mosca. Questi numeri smentiscono la narrazione secondo cui la posizione di Conte sarebbe isolata o minoritaria.

Persino sulla questione della responsabilità del conflitto, la versione ufficiale euroatlantista trova sempre meno consenso: solo il 23% degli italiani ritiene che la Russia sia l’unica responsabile della guerra, tra i livelli più bassi d’Europa. Quanto al futuro dell’Ucraina, il 50% degli italiani non la considera nemmeno parte dell’Europa.

L’errore strategico del centrosinistra

Invece di riflettere sugli errori della politica europea e sulla crescente sfiducia dell’opinione pubblica, i liberal-atlantisti continuano a rintanarsi nelle loro bolle mediatiche, scambiandosi pacche sulle spalle su Twitter. Ma la realtà è che questa isteria non solo è intellettualmente disonesta, ma anche politicamente suicida.

La demonizzazione di qualsiasi posizione critica sulla guerra non aiuterà il centrosinistra a riconquistare un elettorato che ormai si sente sempre più distante dalle élite che lo rappresentano.

L’attacco a Conte, presentato come un irresponsabile o un traditore, ignora il fatto che sempre più cittadini la pensano come lui. L’euroatlantismo acritico ha fallito, e chi si ostina a difenderlo con la bava alla bocca rischia solo di condannarsi all’irrilevanza politica.

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