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Anna Chiti, 17 anni, muore al primo giorno di lavoro come marinaia su un catamarano turistico a Venezia. Il catamarano non era ormeggiato e, complice il vento, la giovane è caduta in acqua, rimanendo intrappolata in una cima. Indagini aperte sulle condizioni lavorative e sulle responsabilità.
Morte sul lavoro di una minorenne: il caso di Anna Chiti
Anna Chiti, studentessa diciassettenne dell’Istituto Tecnico Nautico Sebastiano Venier di Venezia, ha perso la vita al primo giorno di lavoro come marinaia su un catamarano turistico nella laguna veneziana.
La giovane, originaria di Treviso, si era trasferita a Venezia per frequentare l’istituto nautico, alloggiando nel convitto di Malcontenta. Per lei, quell’impiego rappresentava una prima occasione professionale, un banco di prova per un futuro nel settore marittimo.
Sabato 17 maggio, il catamarano Calita stava rientrando in darsena, sull’isola di Sant’Elena, dopo un’escursione privata. Le condizioni del mare erano difficili, con vento sostenuto e onde. Durante una manovra, il catamarano, pur essendo fermo, non era ancora ormeggiato e Anna è caduta in acqua, rimanendo impigliata con le gambe in una cima che si è poi attorcigliata all’elica, intrappolandola sotto la superficie.
L’intervento dei sommozzatori dei vigili del fuoco è stato immediato, ma non è servito a salvarle la vita. La giovane è stata recuperata con una profonda ferita alla testa e i tentativi di rianimazione si sono rivelati vani.
Le responsabilità e le indagini
La Capitaneria di Porto di Venezia ha avviato un’indagine per chiarire le dinamiche della tragedia e accertare se Anna avesse firmato un contratto regolare. L’attenzione si concentra anche sulla formazione ricevuta e sulle mansioni assegnate.
Il padre di Anna, Umberto Chiti, ha puntato il dito contro la mancanza di personale adeguato a bordo: «Per una barca di quelle dimensioni che porta in giro i turisti ci voleva più personale. Invece lei era da sola col marinaio e da quanto sapevo era stata presa perché parlava molto bene l’inglese, ma non era ancora pronta per tenere una barca o fare altro».
Inoltre, il contesto in cui si è verificata la tragedia solleva interrogativi sulle condizioni lavorative dei minorenni nel settore nautico. La Giornata mondiale per le donne nel settore marittimo, coincidente con l’incidente, rende ancora più dolorosa la perdita e pone l’accento sull’assenza di tutele per le giovani lavoratrici.
Morte sul lavoro tra i giovanissimi: un tragico bilancio
Il caso di Anna Chiti è solo l’ultimo di una serie di incidenti mortali che hanno coinvolto minorenni nel 2025. Anna è la sesta vittima del lavoro con meno di 20 anni dall’inizio dell’anno. Tra i precedenti, si ricordano Yassine Bousenna, Felice Laveglia, Rosario Lucchese, Daniela Gambardella e Patrizio Spasiano, tutti giovani che hanno perso la vita sul posto di lavoro in circostanze diverse, ma accomunate dalla precarietà e dalla mancanza di adeguate misure di sicurezza.
Queste tragedie continuano a suscitare indignazione e a porre interrogativi sull’effettiva tutela dei giovani lavoratori in Italia. Il sistema normativo sembra incapace di garantire sicurezza e formazione adeguata, soprattutto nei settori più rischiosi come l’agricoltura, la logistica e la nautica. La morte di Anna riaccende il dibattito sulla necessità di maggiori controlli e su un’urgente revisione delle normative.
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