Lucio Caracciolo: “È in corso una sorta di guerra economica mondiale che sta travolgendo moneta e finanza. Putin lo ha ammesso chiaro. Da noi si continua a parlare per slogan. Dovremo continuare a dare armi, soldi e forse soldati affinché Kiev riporti qualche successo”.
Lucio Caracciolo: “Governo racconta favolette. La situazione è drammatica
Il direttore della rivista di geopolitica Limes, ospite del talkshow “Otto e Mezzo”, giovedì 23 giugno, rilascia dichiarazioni durissime sulle dichiarazioni rassicuranti dell’esecutivo Draghi riguardo le sanzioni alla Russia, alla crisi energetica e agli sviluppi militari della guerra in Ucraina: “Da noi si continua a parlare per slogan, ci raccontiamo favolette. La situazione è drammatica e va raccontata per quella che è”.
Caracciolo appare particolarmente indispettito dalla comunicazione del governo e attacca le sanzioni dell’Occidente alla Federazione russa. “Le sanzioni sono fallimentari. Facciamo un bilancio. A cosa dovevano servire? A far cambiare atteggiamento ai russi, a farli diventare più ragionevoli. Ma era prevedibile che non accadesse: preparavano la guerra da anni. E poi nemmeno erano sanzioni, ma minacce di sanzioni, quindi poco credibili”.
Poi svela un retroscena: “Mi capita spesso di incontrare dirigenti d’azienda o istituzionali che dicono ‘se raccontiamo le cose come stanno la gente si deprime e le cose peggiorano’. Non funziona così. E’ in corso una sorta di guerra economica mondiale che sta travolgendo moneta e finanza. Putin lo ha ammesso chiaro, chiaro: lo scopo del conflitto è rovesciare l’ordine mondiale, compreso il predominio del dollaro. Siamo dentro un percorso gigantesco e bisognerebbe dirlo”.
La conduttrice Lilli Gruber osserva che il premier Mario Draghi si è detto convinto dell’efficacia delle restrizioni e Caracciolo ironicamente: “Se lui ci crede, non voglio togliergli questa speranza però io non la vede”.
Il direttore di Limes ha poi rivelato: “Le sanzioni avevano anche una ragione nascosta cioè far finta che l’Occidente fosse d’accordo. Erano un compromesso tra gli interventisti e chi non voleva far nulla. Siccome la guerra e l’indifferenza non erano possibili, si è scelta questa strada. Ma fatte in questo modo sono state deleterie e hanno dimostrato che siamo divisi. A un certo punto l’Ucraina ci chiederà il gas oltre le armi e noi cosa risponderemo? Questa guerra finisce sul terreno, non attraverso iniziative diplomatiche estemporanee. E temo che dobbiamo continuare a dare armi, soldi e forse soldati affinché Kiev riporti qualche successo”.
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