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L’insostenibile accoppiata Benigni-Vespa e l’incubo europeista

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A distanza di sei giorni ancora non ci siamo ripresi, quando è troppo è troppo: Benigni da Vespa ha celebrato l’Europa con iperboli e retorica zuccherosa, ignorando guerre, finanza e ipocrisie dell’UE reale. Sogna eserciti unici e accusa i “cattivi” di sempre. Cinque minuti di propaganda travestita da poesia.

L’insostenibile accoppiata Benigni-Vespa

È passata una settimana e ancora non ci siamo ripresi: Roberto Benigni è tornato. E lo ha fatto nel salotto più istituzionalmente soporifero della televisione italiana: Cinque minuti. Ma stavolta non per declamare Dante o citare la Costituzione con l’enfasi di un venditore di aspirapolvere porta a porta. No. È tornato per celebrare – udite udite – l’Europa. Quella con la E maiuscola. Quella delle stelle dorate e dei sogni a debito. E, manco a dirlo, lo ha fatto nel suo stile ormai indistinguibile da una televendita di pentole a pressione: iperboli, superlativi, parossismi da sindrome di Stendhal applicata alla geopolitica.

Cinque minuti (ma potevano essere venticinque) di euforia eurofila, in cui Benigni ci ha raccontato, con gli occhi lucidi e il cuore gonfio di retorica, il “sogno europeo”. Il sogno dei padri fondatori, della pace perpetua, dell’amicizia tra i popoli. Talmente coinvolgente che, dopo una notte di bagordi alcolici, uso di allucinogeni e la colonna sonora di Zabriskie Point in sottofondo, uno potrebbe anche crederci.

Il problema – e non è da poco – è che il Nostro ha dimenticato di aggiungere una postilla fondamentale: peccato che la realtà odierna dell’Unione sia la più grande e impietosa smentita di quel sogno.

Benigni non cita mai l’Europa dei volti veri: Ursula Von der Leyen e il suo gabinetto di falchi sorridenti, l’austerità convertita in militarismo, il riarmo a debito, il 5% del PIL in spese militari. Niente. Nessun accenno alla finanza speculativa, all’industria bellica che ingrassa, all’escalation verso una Terza Guerra Mondiale mascherata da difesa comune.

Nessuna parola sulla propaganda monocorde, sulle sanzioni boomerang, sull’ipocrisia morale a doppia corsia, sull’indifferenza verso il genocidio a Gaza o sulla complicità silenziosa nel massacro. L’Europa di Benigni è solo un cielo blu costellato di stelle dorate e buoni sentimenti.

Poi arriva la domanda di Vespa – quello sì che sa come sollevare il dibattito: “Perché sei così innamorato dell’Europa?”. E Benigni, con la solennità di un prete laico, risponde: “Ci sono due Europe, una sana e una insana. Come il dottor Jekyll e Mr. Hyde”. Finalmente – pensa lo spettatore dotato di sinapsi – ora dirà qualcosa di critico! E invece no. Per Benigni, Mr. Hyde non è la tecnocrazia cinica o il militarismo rampante, ma semplicemente l’Europa bloccata dai veti. Il problema, insomma, è che i governi non possono agire abbastanza rapidamente. Qualcuno lo informi che, senza quei veti, saremmo già in guerra con la Russia.

Il momento più tragicamente comico, tuttavia, arriva quando Vespa evoca il fallito progetto di un esercito europeo. E Benigni, visibilmente commosso, lo definisce “il momento più brutto della storia dell’Europa”. Altro che Shoah o guerre nei Balcani: il vero dramma, secondo lui, è stato non aver potuto mettere su un esercito unico sotto un’unica bandiera. “Un sogno meraviglioso”, lo definisce. Peccato che, per molti, suonerebbe più come un incubo distopico. E ovviamente la colpa, ça va sans dire, è dei soliti cattivi: i nazionalisti e i comunisti. Sempre loro.

Il siparietto si chiude tra baci, abbracci, promozione del libro. Benigni e Vespa, uniti in un amplesso mediatico in difesa dell’Unione Europea più smemorata, più armata e più ipocrita che mai.

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Marquez
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Corsivista, umorista instabile.

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