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Gli anchormen di La7, da Botteri a Gramellini, delegittimano le piazze pro-Palestina con ambiguità e paternalismo. Il messaggio è chiaro: Israele resta una democrazia, Hamas il male assoluto. Così si normalizza la pulizia etnica e si distorce la realtà.
Raffinati ciarlatani: il laboratorio La7
Sono sempre loro, gli anchormen progressisti, a dettare la linea, a guastare la buona fede dei tanti manifestanti che finalmente hanno mollato gli ormeggi e si sono riversati in piazza a sostegno della Palestina.
Così Giovanna Botteri, con un sospiro di sollievo, nel laboratorio elitista di La7: “Non era affatto una piazza antisemita”. Sottotraccia, ma neanche troppo, si vorrebbe sottolineare il carattere sinistramente ambiguo delle piazze che da due anni, quasi giornalmente, lottano contro l’occupazione genocida dello Stato di Israele.
Sì perché quelle mobilitazioni non hanno mai indicato quale innesco della carneficina di Gaza il 7 ottobre, semplicemente perché non è vero. Quelle piazze non hanno ammonito i palestinesi di liberarsi di Hamas, con quel tono di paternalismo razzista che l’occidentale illuminato ha piacere di sussurrare dall’alto delle proprie cattedre.
L’assist della Botteri è servito, e un mestierante del pettegolezzo politico qual è Massimo Gramellini lo realizza velocemente: “Ma allora perché non una piazza sola, anche con Renzi e Calenda?”. Ecco qui, i veri leader della sinistra, quelli che costruiscono il linguaggio egemonico, i veri cantori della rivoluzione passiva che da almeno quarant’anni ha scompaginato la democrazia costituzionale, hanno ben chiaro il modo con cui modellare la questione palestinese.
Hamas e Netanyahu due facce della stessa medaglia, con una piccola differenza: Israele è pur sempre una democrazia. L’equivalenza, in questo caso, vale a giustificazione della pulizia etnica. Il problema restano gli ostaggi.
Già qualche giorno prima Corrado Formigli, altro rappresentante della cabina di regia mediatica che vigila sul Pd, nonostante qualche levata di scudi per rendersi credibile, ha concesso più di un’ora agli sproloqui negazionisti di Davide Parenzo, racchiusi in un volume propagandistico opportunamente pubblicizzato per dovere di affiliazione alla scuderia. Sono pur sempre tutti purosangue.
Un programma minimo di liberazione politica non può realizzarsi senza una contemporanea liberazione culturale. Questo è il punto da pochi compreso.
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