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Avete visto Jeffrey Sachs demolire Nathalie Tocci a Piazzapulita? Autopsia in diretta dell’atlantismo

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A Piazzapulita, Jeffrey Sachs smonta la narrazione atlantista di Nathalie Tocci: guerra in Ucraina come progetto geopolitico, non solo aggressione russa. Mentre lei ripete slogan UE-NATO, lui parla di pace sabotata, verità scomode e servilismo europeo verso Washington.

Jeffrey Sachs contro Nathalie Tocci a Piazzapulita

Lo scontro tra Jeffrey Sachs e Nathalie Tocci, andato in onda il 15 maggio nel talk show Piazzapulita su La7, non è stato un semplice dibattito televisivo. È stato, piuttosto, un confronto paradigmatico tra due visioni del mondo inconciliabili: da un lato, l’analisi critica di uno studioso indipendente che osa nominare responsabilità occidentali; dall’altro, la difesa compatta e dogmatica della narrazione euroatlantica sulla guerra in Ucraina.

Sachs, noto economista e consulente delle Nazioni Unite, ha portato sul tavolo ciò che nei dibattiti televisivi italiani è solitamente bandito: dati, contesto storico, riferimenti documentali. Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali e spesso in prima linea nei consessi eurocratici, ha risposto con la consueta grammatica del mainstream: l’Ucraina come vittima pura e unica, aggredito e aggressore, l’Occidente come faro di democrazia, e chi osa deviare da questa linea come fiancheggiatore di Putin.

Ma la dinamica che si è sviluppata in studio ha raccontato molto più di quanto le parole da sole possano trasmettere. Sachs non ha risparmiato critiche all’operato delle élite euro-americane, sottolineando come il conflitto ucraino, lungi dall’essere una guerra “inevitabile”, sia stato preparato, provocato e alimentato da decenni di espansione NATO, rovesci di regime e calcolo geopolitico.

Le sue affermazioni non sono state semplici opinioni, ma valutazioni supportate da fonti pubbliche, come i memorandum desecretati del Dipartimento di Stato USA e le dinamiche note dei negoziati di pace abortiti a Istanbul nel 2022.

«Se Trump propone la pace, l’Europa urla alla guerra», ha sentenziato Sachs. Una provocazione? Forse. Ma anche una lucida diagnosi di come l’Unione Europea abbia smarrito ogni autonomia strategica, condannandosi al ruolo di terminale militare e ideologico della politica estera statunitense. E ancora: «Incontrare Zelensky è teatro. L’unico tavolo utile è con Putin». In una sola frase, Sachs ha demolito mesi di storytelling euroatlantico, fatto di visite in mimetica, photo opportunity tra le rovine e dichiarazioni solenni sul “sostegno incondizionato”.

Tocci, dal canto suo, si è rifugiata nella consueta architettura retorica di Bruxelles: la guerra come reazione inevitabile all’aggressione russa, l’aiuto militare come difesa dei valori europei, l’assenza di colpe occidentali come presupposto non negoziabile. Ma ogni passaggio del suo discorso appariva svuotato di potenza argomentativa, come un copione imparato a memoria, disancorato dalla realtà sul campo e dalla storia recente.

Il contrasto è emerso in tutta la sua evidenza: da una parte, un accademico libero, che non teme di attribuire responsabilità multiple a un conflitto che ha travolto il diritto internazionale. Dall’altra, una funzionaria del pensiero unico, che replica formule standard in un contesto che richiederebbe ben altro coraggio intellettuale. Non è stata una conversazione. È stata una radiografia in diretta della crisi epistemica dell’Europa.

Il caso Ucraina è ormai diventato lo spartiacque definitivo tra informazione e propaganda, tra analisi e fideismo, tra chi tenta di comprendere le cause di un conflitto devastante e chi, per interesse o conformismo, si accontenta di ripetere slogan. Il dibattito Sachs-Tocci ha reso visibile, in modo cristallino, questo scarto.

Ma non si tratta solo di una questione ideologica. In gioco c’è la credibilità di un’intera classe dirigente, incapace di gestire con lucidità la più grave crisi bellica europea del dopoguerra. Se le parole di Sachs hanno fatto breccia, è perché pongono domande che ormai milioni di cittadini europei si fanno da mesi: perché l’Europa non ha mai cercato una mediazione reale? Perché ha seguito Washington in ogni passo, anche a costo di sacrificare la propria sicurezza energetica e industriale? Perché continuare a inondare l’Ucraina di armi, mentre il numero dei morti cresce e la prospettiva della pace si allontana?

Sachs non ha fornito ricette facili. Ma ha offerto ciò che manca nel discorso pubblico: un’alternativa. Tocci, al contrario, ha confermato che le élite europee non sembrano più capaci di pensare in proprio. E quando la politica si riduce a ripetizione automatica, il dibattito muore. Il confronto di Piazzapulita lo ha dimostrato con impietosa chiarezza.

In fondo, non è stato un duello. È stata una lezione.

Jeffrey Sachs: “La democrazia negli Stati Uniti non è funzionante, ma neanche in Europa funziona bene” (Video)

 

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