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Revisionismo e propaganda: cosa nasconde Mattarella

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La polemica tra imperialismo USA ed egemonia UE è una falsa dicotomia: entrambi servono il capitale. La geopolitica diventa rifugio ideologico, mentre l’UE appare un’entità scollegata dai popoli. Il Presidente Sergio Mattarella, come prima di lui Napolitano, incarna la fedeltà atlantica ed europeista, in un processo che svuota la Repubblica.

Cosa nasconde Mattarella

Emerge una polemica tutta nuova nel disarticolato mondo della politica non accreditata dalle autorità. Chi ritiene gli Usa il soggetto centrale del dominio imperiale e chi afferma che l’Unione Europea rappresenta il cuore propulsivo della dinamica postdemocratica in corso da almeno quarant’anni.

Non si comprende appieno perché le due posizioni dovrebbero essere contrapposte e non interrelate. Si insiste su un’alternatività concettuale posticcia: se è vera l’una non può trovare legittimazione l’altra.

Sarà la disabitudine a ragionare in termini di classe, di trasformazione radicale della società, di conquista dello Stato, ma si è avvezzi a trovare all’esterno del contesto politico-culturale di riferimento le risposte più consone alla propria sopravvivenza politica.

Per questo la geopolitica si adatta a essere considerata la panacea del momento, la ragione costitutiva e l’impeto ideale più leggibili per dare vita a nuove organizzazioni militanti; si persevera a fare proprie le prerogative intellettuali del nemico.

In realtà non si comprende per quale motivo si dovrebbe fare il tifo per il nuovo imperialismo protezionista trumpiano, per quello cosmopolita e incivilito dei democratici yankee o per la costituzione economica neoliberale dell’Unione Europea.

Sono tre modelli di visione del mondo derivati da sconquassi interni al mondo capitalista; un partito dei lavoratori serio avrebbe la necessità storica di approfittarne. Ma, come ricordavano i grandi del passato, la necessità storica non si avvera magicamente di per sé, occorre un soggetto che la formi politicamente.

Appare quantomeno evidente che il trumpismo abbia determinato uno tsunami nel corpo vivo del vecchio cosmopolitismo fedele all’esportazione della democrazia e che le strutture tecnocratiche europee percepiscano una sindrome d’abbandono da parte del loro protettore armato. Ma emerge un’ulteriore caratteristica strutturale che identifica gli enti e i funzionari dell’Europa Unita: quella di possedere un’esistenza estranea alla realtà, di identificarsi con le ragioni di sopravvivenza dell’istituzione quale corpo sconnesso dal territorio che dovrebbe rappresentare.

I tecnocrati della Ue interpretano, in questa fase storica, questa esigenza esistenziale in chiave psicotica: difendere il fortino dalla sua naturale disgregazione e dal suo prossimo fallimento.

I notabili europei non hanno alcun rapporto di dipendenza e di fedeltà con le loro nazioni di origine e neanche con un’ipotetica Europa politica. La loro nazionalità è sconfessata di fronte alla strenua, disperata difesa dell’agenzia di appartenenza. Possono presiedere commissioni, corti di giustizia, organi deliberativi e di intermediazione a livello sovranazionale o possono stare al vertice degli stati nazionali; non muta il loro approccio didascalico e di corpo.

Solo così è spiegabile il dadaismo politico della Ue e dei suoi cavalier serventi nel momento in cui perorano l’interesse alla prosecuzione di una guerra concepita a suo tempo dagli Stati Uniti e combattuta contro gli interessi degli stati europei.

Mattarella, nel suo inquietante revisionismo russofobo, ribadisce, al pari del predecessore Napolitano, il reale spirito della Presidenza della Repubblica negli anni della dittatura dei mercati.

Uno spirito costretto a barcamenarsi tra la naturale fedeltà atlantica e l’affiliazione alla consorteria europeista; per una prassi istituzionale che persegue indomitamente un proprio sovversivismo congenito nel voler dichiarare la soppressione definitiva della Repubblica costituzionale. Un regalo gradito ai fascisti di ogni età.

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Ferdinando Pastore
Ferdinando Pastore
"Membro dell'esecutivo nazionale di Risorgimento Socialista, ha pubblicato numerosi articoli di attualità politica incentrati sulla critica alla globalizzazione dei mercati e sui meccanism di funzionamento dell'Unione Europea. Redattore dell'Interfenreza e editorialista de Il Lavoro"

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