www.kulturjam.it è un quotidiano online indipendente completamente autofinanziato. Il nostro lavoro di informazione viene costantemente boicottato dagli algoritmi dei social. Per seguirci senza censure, oltre alla ricerca diretta sul nostro sito, iscrivetevi al nostro canale Telegram o alla newsletter settimanale.
Friedrich Merz agita lo spettro di una “guerra asimmetrica” con la Russia per giustificare il riarmo tedesco. Ma dietro la retorica dell’emergenza si nasconde una strategia per rilanciare la potenza militare tedesca, ignorando storia, diplomazia e realtà geopolitica.
Merz e il riarmo come destino: retorica e illusioni storiche
Nel suo esordio da Cancelliere, Friedrich Merz ha scelto un tono bellico che fa rumore. Davanti al Bundestag, alla stampa e all’opinione pubblica, ha dichiarato che la Germania è già in guerra con la Russia.
Non una guerra convenzionale, certo, ma un conflitto “asimmetrico” fatto di sabotaggi, spionaggio e attacchi cibernetici. Una posizione che sembra più ispirata al teatro della propaganda che alla lucida analisi geopolitica, e che solleva interrogativi inquietanti sulle vere intenzioni di Berlino.
Secondo Merz, i Servizi tedeschi (il BND) avrebbero raccolto prove di una crescente ostilità russa: cavi sottomarini danneggiati, droni spia nei pressi delle caserme tedesche, fake news generate da intelligenza artificiale.
Un elenco che, più che configurare uno scenario di guerra, riflette dinamiche comuni a ogni confronto tra potenze globali – e che riguardano, va detto, anche l’Occidente. Eppure, per Merz, la Germania è «già sotto attacco», e la transizione tra pace e guerra sarebbe «fluida», impalpabile, ma in atto. Una narrazione che pare più funzionale al riarmo che alla difesa reale.
Il riarmo come destino
Merz non si limita a evocare lo spettro della guerra. Lo usa per giustificare un programma di riarmo senza precedenti nella storia tedesca del dopoguerra. Si parla di fondi straordinari per l’esercito, acquisti massicci di armamenti (inclusi i missili Patriot da girare a Kiev) e una strategia di accelerazione delle spese militari. Ma su quali basi?
Lo stesso Der Spiegel, non certo ostile al governo, ha mostrato scetticismo. Le previsioni del BND sulla possibilità di un attacco russo su larga scala non vanno oltre il 2029, data usata in modo ambiguo: da un lato come minaccia, dall’altro come “scusa” per anticipare oggi spese che dovrebbero prepararsi con ben altro respiro strategico.
Si direbbe un’operazione di falso scopo: si mostra una minaccia futura per giustificare un’urgenza presente, tutta centrata sull’economia di guerra.
La domanda è inevitabile: ha davvero senso – strategico, politico, morale – investire in armamenti convenzionali per fronteggiare una potenza nucleare? Qualsiasi analista serio riconosce che la Russia, oggi, non ha le risorse per lanciare un’invasione dell’Europa. E se pure lo volesse, l’esito sarebbe comunque legato a un’eventuale escalation atomica, non certo a una battaglia di carri armati in stile anni ’40.
Eppure Merz insiste. Perché? Forse per inseguire un mito antico: quello della “grande Germania”, dell’egemonia continentale, della supremazia militare. Una memoria storica che, da Guglielmo II a Hitler, ha prodotto solo disastri. Ma che nel sottotesto politico tedesco non è mai scomparsa del tutto. Non a caso, nel suo discorso, Merz ha evocato la necessità di “prendersi sul serio come potenza europea”. Una retorica che inquieta, soprattutto se legata all’idea di un nemico eterno a Est.
Il vero obiettivo: spesa militare e consenso interno
A ben vedere, però, non è la Russia l’obiettivo principale della nuova strategia tedesca. È l’elettorato interno. L’allarme guerra serve a creare consenso, a zittire le opposizioni pacifiste, a oscurare i tagli sociali. Ogni euro destinato alla Bundeswehr è un euro tolto alla sanità, all’istruzione, al welfare. Ma l’opinione pubblica, impaurita e disorientata, è più propensa ad accettarlo. È l’“effetto Starmer”: accodarsi alla NATO per blindare l’establishment e prevenire l’avanzata di movimenti alternativi.
In questa cornice, la “minaccia russa” diventa una leva per ridefinire il ruolo della Germania in Europa e nel mondo. Ma a quale prezzo? Alimentare la corsa agli armamenti, in un contesto già segnato da tensioni nucleari e instabilità globale, significa giocare con il fuoco. E lo si fa, ancora una volta, calpestando la storia: quella vera, quella che ha mostrato cosa accade quando Berlino si crede invincibile.
Sostieni Kulturjam
Kulturjam.it è un quotidiano indipendente senza finanziamenti, completamente gratuito.
I nostri articoli sono gratuiti e lo saranno sempre. Nessun abbonamento.
Se vuoi sostenerci e aiutarci a crescere, nessuna donazione, ma puoi acquistare i nostri gadget.
Sostieni Kulturjam, sostieni l’informazione libera e indipendente.
VAI AL NOSTRO BOOKSTORE
E PER I NOSTRI GADGET CLICCA SUL LINK – https://edizioni.kulturjam.it/negozio/
Leggi anche
- Israele senza maschera: la trasparenza del genocidio
- L’embargo USA contro Cuba: una reliquia della guerra fredda che danneggia solo il popolo
- L’Eternauta: un capolavoro del fumetto e della memoria
- “Israele contro Hamas”: il bestseller perfetto secondo le regole della narrazione
E ti consigliamo
- Shidda
- Noisetuners
- Novecento e oggi
- A sud dell’impero. Breve storia della relazione sino-vietnamita
- Sintropie. Mondo e Nuovo Mondo
- Musikkeller, un luogo-non luogo
- Breve guida per riconoscere il “coatto”
- Achab. Gli occhi di Argo sul carcere
- La terra di Itzamnà: alla scoperta del Guatemala
- Dittature. Tutto quanto fa spettacolo: si può essere ironici su temi serissimi e al contempo fare opera di informazione e presidio della memoria?
- Il soffione boracifero: ritorna dopo 10 anni il romanzo cult
- Cartoline da Salò, nel vortice del presente