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L’UE a trazione tedesca si spacca sul riarmo

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Von der Leyen e Merz spingono per un piano di riarmo da 150 miliardi, ma il Parlamento Ue si oppone alla procedura d’urgenza e minaccia un ricorso alla Corte di Giustizia. La crisi riflette il peso crescente della Germania nella politica europea.

Ue: scontro sul riarmo tra Commissione e Parlamento

L’Unione Europea si trova a fronteggiare una nuova crisi istituzionale legata al piano di riarmo da 150 miliardi di euro, fortemente voluto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen e sostenuto dal cancelliere tedesco Friedrich Merz.

Tuttavia, il Parlamento europeo si oppone alla procedura d’urgenza scelta per l’approvazione, annunciando un possibile ricorso alla Corte di Giustizia Ue.

L’asse Merz-von der Leyen

Dopo la complessa elezione di Merz al Bundestag e una serie di incontri diplomatici, tra cui quelli a Parigi, Varsavia e Kiev, si è consolidata l’immagine di un’Europa a trazione tedesca.

L’intesa tra il cancelliere e la presidente della Commissione si estende anche a temi delicati come immigrazione e riarmo, promuovendo politiche restrittive e una maggiore forza militare, nonostante le analisi recentemente pubblicate dalla BCE sottolineino l’apporto economico dei lavoratori stranieri all’Eurozona.

La crisi si è acuita quando von der Leyen ha invocato la procedura d’urgenza per il piano Safe, che prevede finanziamenti all’industria bellica europea, eludendo il dibattito parlamentare. Questo metodo, ritenuto una forzatura, ha suscitato la reazione dell’Eurocamera.

La presidente Roberta Metsola ha avvertito la presidente della possibilità di un ricorso legale, sottolineando la necessità di rispettare i processi democratici.

Il rischio politico

Per von der Leyen, il rischio è duplice: perdere credibilità e subire un rallentamento delle procedure. Se il Parlamento procederà con l’azione legale, i tempi potrebbero allungarsi fino a due mesi, compromettendo l’urgenza dichiarata.

Il gruppo dei 5 Stelle ha accolto con favore l’ipotesi del ricorso, ribadendo che il problema principale non è il piano in sé, ma il metodo decisionale. Lo scontro riflette un crescente malessere verso una gestione percepita come sempre più accentrata e poco rispettosa della rappresentanza democratica.

Un’Europa a guida tedesca?

La vicenda sottolinea una tendenza più ampia: una Ue che, sotto l’influenza tedesca, punta a rafforzarsi militarmente, giustificando il riarmo con l’attuale scenario geopolitico.

Tuttavia, il progetto trova resistenze non solo tra i pacifisti, ma anche tra chi difende l’autonomia del Parlamento. La sentenza della Corte di Giustizia potrebbe così ridefinire i rapporti di forza tra Commissione e Parlamento, in un’Europa sempre più divisa.

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