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La trattativa reale tra Putin e Trump, il resto sono chiacchiere da bar

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Trump e Putin avrebbero concordato un “conflitto congelato” in Ucraina: stop alle ostilità senza trattato di pace. Tra i punti chiave: ritiro USA, concessioni economiche alla Russia, ingresso UE per Kiev ma mai nella NATO. Accordo possibile entro l’estate. L’Europa? Marginale.

La trattativa reale tra Putin e Trump: verso un conflitto congelato?

La recente telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin ha segnato un potenziale punto di svolta nella gestione del conflitto russo-ucraino. La narrazione ufficiale attribuisce alla conversazione di un’ora e mezza un ruolo decisivo nel delineare i contorni di un possibile accordo.

Tuttavia, analizzando la complessità del contesto, è evidente che un simile risultato non possa essere frutto di un semplice scambio telefonico, ma debba essere stato preceduto da un’intensa attività diplomatica tra gli staff delle due potenze. Inoltre, ulteriori negoziati sono destinati a proseguire.

Il punto da cui partire e che l’idea di una pace formale e definitiva appare irrealistica. Troppi interessi sono in gioco, il sangue versato ha reso il conflitto particolarmente radicato, e nessuno degli attori coinvolti vuole dare l’impressione di cedere.

Un trattato formale richiederebbe mesi, se non anni, di negoziati, periodo durante il quale nessuna delle parti interromperebbe le operazioni militari, e gli interessi di terzi continuerebbero ad alimentare il conflitto.

L’unica via percorribile – come gli analisti più equilibrati sostengono da tempo – è il congelamento del conflitto, una pace di fatto ma non di diritto, simile a quanto avvenuto tra le due Coree. Probabilmente questa è stata la proposta avanzata da Trump a Putin, sostenuta da una serie di impegni e concessioni.

I punti chiave dell’accordo

Tra i punti chiave di un possibile accordo figurano:

  • Il disimpegno militare diretto degli Stati Uniti in Ucraina, evitando un contatto diretto tra le due potenze nucleari;
  • Il ritiro di materiale strategico e personale militare americano dai paesi entrati nella NATO dopo gli anni ’90;
  • Un allentamento delle sanzioni e la ripresa di rapporti economici selezionati, in particolare nel settore energetico, incluso l’Artico e la Siberia;
  • Il mantenimento di interessi economici statunitensi in Ucraina, per garantire una deterrenza indiretta senza intervento militare;
  • Il dispiegamento di una forza di interposizione sotto l’egida ONU (non NATO), con il coinvolgimento di attori come Cina, India, Turchia, Brasile e Giappone, per scoraggiare violazioni della tregua;
  • Il riconoscimento tacito delle conquiste territoriali russe, in cambio dell’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea, con il divieto assoluto di adesione alla NATO;
  • La riorganizzazione del governo ucraino attraverso nuove elezioni, ritenute essenziali per facilitare la transizione politica.

Il ruolo di Europa e Stati Uniti

Sul piano strategico, Europa e Stati Uniti sembrano giocare ruoli distinti. Per Washington, l’Europa può continuare a sfruttare la “minaccia russa” per giustificare un aumento delle spese militari e dei contributi NATO, ma senza oltrepassare i limiti che gli Stati Uniti imporranno con incentivi e sanzioni. Per Putin, l’Europa non costituisce una minaccia diretta e verrà lasciata a gestire la ricostruzione dell’Ucraina, un peso economico non indifferente.

Se tutto procederà secondo questa strategia, entro l’estate si potrebbe raggiungere un cessate il fuoco, consolidando le posizioni russe sul campo e sospendendo le ostilità senza una vera risoluzione definitiva. Questa nuova fase vedrebbe un equilibrio instabile, simile a quello di altri conflitti “congelati” nel mondo: Corea, Kosovo, Cipro, Kashmir, Transnistria, Nagorno-Karabakh.

In definitiva, il processo di pacificazione potrebbe non concludersi mai con un trattato formale, proprio per evitare di ratificare ufficialmente vincitori e vinti. Si tratterebbe di una situazione gestibile, ma non risolta, che consentirebbe agli attori coinvolti di mantenere il controllo della narrazione e di evitare un completo disimpegno.

Così avremo ancora i talk show pieni dei soliti noti a raccontare le loro versioni fantomatiche e a darsi pacche sulle spalle.

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