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La manifestazione di Michele Serra per l’Europa e l’Ucraina rischia di diventare un inno alla guerra e alla subalternità agli USA. Mentre Trump scarica il conflitto sull’Europa, gli “europeisti per la guerra” sfilano reiterando il solito modus operandi: obbedire ed indignarsi.
La marcia dell’Europa (per la guerra)
Michele Serra chiama a raccolta il popolo dell’Europa, e l’Europa – o meglio, la sua parte più devota al culto della rottamazione del buonsenso – risponde. Il grande raduno proposto dallo storico intellettuale borghese e benestante, sempre pronto a spiegare agli altri cosa sia il Bene, dovrebbe celebrare i valori europei e la resistenza dell’Ucraina. Unico dettaglio: rischia di diventare un inno alla guerra, o peggio ancora, una patetica dimostrazione di subalternità strategica.
Non fraintendiamo: nessuno dubita della buona fede dei manifestanti, né tantomeno della loro sincera indignazione per la convinzione che ci sia “un aggredito e un aggressore”. Ma qui non si sta parlando di valori astratti, bensì di fatti concreti: l’Europa non è in grado di formulare una proposta di pace autonoma, perché, di fatto, non è in grado di formulare nulla.
Il continente si è ridotto a uno stato d’animo, un hashtag, un vago senso di superiorità culturale da opporre a Trump e ai suoi adepti.
E così, mentre dall’altra parte dell’Atlantico il presidente americano e i suoi avversari giocano la partita sul futuro della NATO e sulla guerra in Ucraina con un cinismo disarmante, in Europa la strategia è sempre la stessa: obbedire e indignarsi.
Gli “europeisti per la guerra” sfilano con il petto gonfio di orgoglio, certi di difendere la libertà e la democrazia, ma in realtà stanno solo anticipando la prossima mossa decisa altrove.
Trump, che di pacifista ha solo il titolo provvisorio, ha tutto l’interesse a lasciare l’Europa sola a gestire il conflitto, scaricando sui suoi alleati il peso economico e politico della guerra. I nostri intellettuali progressisti, invece di rispondere con lucidità, sembrano accettare il gioco con entusiasmo, perché l’unico punto fermo del loro pensiero è sempre lo stesso: opporsi a Trump, anche se questo significa cantare inni bellicisti con la bandiera blu a dodici stelle.
Il problema è che questa manifestazione non è un’eccezione, ma la regola. La borghesia intellettuale europea, da Serra in giù, continua a confondere la realtà con le proprie illusioni. Crede di essere protagonista della storia, mentre recita un copione scritto da altri. E così, mentre si riempie la bocca di Europa, pace e democrazia, finisce per trasformare l’Unione in un’appendice strategica degli Stati Uniti, senza nemmeno rendersene conto.
Quindi, buona marcia ai manifestanti. Sfilate pure, sentitevi migliori, convinti di lottare per l’autonomia dell’Europa mentre marciate verso il solito destino: quello di pedine in una partita che non avete nemmeno capito di stare giocando.
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