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Tensioni alle stelle tra India e Pakistan dopo attacchi reciproci in Kashmir. Islamabad accusa New Delhi di azioni di guerra, mentre USA e Cina esortano alla moderazione. Il rischio di una crisi nucleare preoccupa la comunità internazionale.
India e Pakistan sull’orlo del conflitto aperto
Dopo la notte di raid aerei e missilistici, la situazione tra India e Pakistan si fa sempre più tesa, con il rischio di un conflitto aperto tra due potenze nucleari che si affrontano lungo la Linea di Controllo (LoC) nel conteso territorio del Kashmir.
Il primo ministro pakistano, Shehbaz Sharif, ha accusato l’India di aver compiuto “attacchi vigliacchi” in cinque località amministrate da Islamabad. Ha inoltre dichiarato che il Pakistan ha il diritto di rispondere con forza a quello che considera un atto di guerra. Sharif ha sottolineato il sostegno unanime della nazione alle forze armate, pur lasciando aperta la questione su come affrontare il vicino, anch’esso dotato di un arsenale nucleare.
Nelle ultime ore, il conflitto ha visto un’escalation di violenza. L’esercito indiano ha riportato la morte di tre civili causata dal fuoco d’artiglieria pakistano lungo la LoC. Dall’altra parte, Islamabad ha denunciato che gli attacchi indiani del giorno precedente hanno provocato otto morti e 35 feriti. A Poonch, in Kashmir, almeno otto indiani sono stati uccisi e 29 feriti durante uno scambio di colpi d’artiglieria tra i due eserciti. Il bilancio delle vittime continua a salire, alimentando le tensioni tra i due Stati.
La preoccupazione internazionale: Stati Uniti e Cina in allarme
La comunità internazionale guarda con crescente preoccupazione agli sviluppi. Il segretario di Stato americano, Marco Rubio, ha esortato entrambi i Paesi a disinnescare la crisi. Anche la Cina, confinante con il Kashmir e stretta alleata del Pakistan, ha invitato alla moderazione, esprimendo disappunto per le azioni militari indiane. Pechino ha ribadito che India e Pakistan, pur essendo due vicini inseparabili, devono mostrare responsabilità e cercare una soluzione pacifica.
Il conflitto attuale trova le sue radici nella storia tormentata del Kashmir, regione himalaiana divisa tra India e Pakistan fin dalla loro indipendenza nel 1947. Con la fine del dominio coloniale britannico, la nascita dei due Paesi ha visto il Kashmir, allora regno indipendente, rivendicato da entrambi: l’India sulla base dell’adesione volontaria del maragià Hari Singh, e il Pakistan sulla maggioranza musulmana della popolazione locale.
La questione nucleare
Oltre alla rivalità territoriale, il conflitto è aggravato dal fatto che entrambi i Paesi possiedono arsenali nucleari. Mentre l’India aderisce alla dottrina del “No first use”, il Pakistan non ha mai assunto un impegno analogo, mantenendo aperta l’opzione dell’uso preventivo delle armi atomiche. Questo squilibrio strategico contribuisce ad aumentare l’incertezza sugli sviluppi futuri della crisi.
L’escalation odierna ha preso avvio con l’attacco terroristico del 22 aprile in Kashmir, in cui sono morti 25 turisti indiani e un cittadino nepalese. L’India ha accusato il Pakistan di offrire rifugio ai terroristi responsabili, sospendendo il Trattato delle acque dell’Indo e chiudendo il valico di Attari. Islamabad ha negato ogni coinvolgimento e ha risposto chiudendo lo spazio aereo alle compagnie commerciali indiane.
L’intensificarsi degli scontri lungo la Linea di Controllo rischia di trasformare una crisi latente in un conflitto aperto, con il potenziale coinvolgimento delle superpotenze mondiali schierate su fronti opposti. La comunità internazionale continua a sollecitare dialogo e moderazione, ma la situazione resta altamente volatile e imprevedibile.
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