Quotidiano on-line ®

32.7 C
Rome
venerdì, Luglio 11, 2025
Mastodon

Gaza: ancora sangue e silenzio. Mentre i coloni attaccano anche i soldati

www.kulturjam.it è un quotidiano online indipendente completamente autofinanziato. Il nostro lavoro di informazione viene costantemente boicottato dagli algoritmi dei social. Per seguirci senza censure, oltre alla ricerca diretta sul nostro sito, iscrivetevi al nostro canale Telegram o alla newsletter settimanale.

Missili su Gaza: 85 palestinesi uccisi, colpito anche il café dei giornalisti. In Cisgiordania coloni estremisti attaccano l’esercito israeliano. Intanto cresce il sogno di una monarchia ebraica fondamentalista. Il mondo osserva e tace.

Gaza in fiamme, Cisgiordania in rivolta: la guerra ora è contro tutti

Un missile israeliano ha colpito ieri la caffetteria al-Baqa, nel porto di Gaza City. Era da tempo un luogo simbolico di ritrovo per giornalisti, attivisti e civili in cerca di connessione e normalità. In pochi istanti, si è trasformato in un cratere costellato di corpi.

I morti accertati sono 33, tra cui cronisti e operatori dei media locali. Tra i feriti, la giornalista Bayan Abu Sultan, ritratta in immagini che hanno fatto il giro del web, con il volto insanguinato, indossa una maglietta con la scritta “Normal is boring”. Un’ironia tragica che incarna il paradosso palestinese: resistere alla disumanizzazione anche attraverso piccoli simboli.

Non è stata l’unica strage della giornata. A Khan Younis, 13 persone sono state uccise mentre cercavano di accedere a un centro della Gaza Humanitarian Foundation. I testimoni raccontano di civili disarmati, attirati dalla promessa di cibo in una Gaza affamata da mesi di assedio. “La folla era distante, non rappresentava alcuna minaccia”, ha dichiarato il giornalista Hani Mahmoud. Il metodo è lo stesso già denunciato da più parti: i centri di distribuzione diventano trappole mortali, un’esca letale.

Contemporaneamente, sono stati bombardati il cortile dell’ospedale Martiri di al-Aqsa e due scuole-rifugio nei quartieri di al-Tuffah e Zeitoun. In totale, 85 palestinesi sono stati uccisi in un solo giorno. Il bilancio provvisorio dopo venti mesi di guerra supera le 56.500 vittime, con almeno 15.000 dispersi.

Cisgiordania: coloni armati contro lo Stato

Se a Gaza si consuma un genocidio sotto gli occhi del mondo, in Cisgiordania si assiste a un’escalation che investe lo stesso Stato israeliano. Gruppi armati di coloni ultraortodossi, legati all’ideologia della monarchia biblica, hanno cominciato a scontrarsi anche con l’esercito israeliano. La scorsa settimana, dopo l’uccisione di tre giovani palestinesi a Kufr Malik, i coloni hanno attaccato postazioni militari, vandalizzato jeep dell’IDF, lanciato molotov e tagliato pneumatici.

Le autorità hanno risposto con condanne unanimi: dal premier Netanyahu al capo di stato maggiore Eyal Zamir, fino al ministro della Sicurezza Ben-Gvir, colono egli stesso, che ha definito gli attacchi una “linea rossa”. Ma le parole restano sterili quando, nei fatti, il governo e l’opposizione distinguono fra violenza contro soldati e quella contro palestinesi, lasciando impuniti i raid quotidiani nei villaggi arabi.

L’ideologia che anima questi gruppi estremisti trova il suo cuore nel collegio rabbinico Od Yosef Hai, insediamento di Yitzhar, vicino a Nablus. Lì nacque nel 2009 Torat Hamelech, un testo che legittima l’uccisione dei non ebrei in determinate condizioni e propone un futuro Stato teocratico, guidato da un sovrano e regolato dalla legge mosaica. “Non sono più solo fanatici isolati”, avverte Michael Mikado Warshawsky, esperto di destra religiosa: “Sono presenti in parlamento, nel governo, e hanno una strategia a lungo termine”.

Genocidio impunito, resistenze economiche

Mentre i tribunali britannici rifiutano di sospendere le forniture di armi a Israele – riconoscendo però che potrebbero essere state usate per crimini di guerra –, i segnali più significativi arrivano dalla società civile e finanziaria. Il fondo pensionistico norvegese KLP, il più grande del paese, ha disinvestito da due aziende legate alla produzione di armamenti per Israele, dopo aver già abbandonato nel 2021 colossi come Motorola e Caterpillar.

Eppure, a livello diplomatico, il negoziato promosso da Trump si presenta come una farsa: Israele propone tregue parziali in cambio di ostaggi, mentre Hamas chiede cessate il fuoco permanenti e ritiro dalle aree occupate. Intanto, sul terreno, la morte avanza ogni giorno, sempre più spesso con il silenzio complice delle istituzioni internazionali.

Chi si oppone, come Francesca Albanese all’ONU, viene accusato di antisemitismo o rimosso. Chi denuncia, viene isolato. Ma chi bombarda, resta impunito.

Sostieni Kulturjam

Kulturjam.it è un quotidiano indipendente senza finanziamenti, completamente gratuito.

I nostri articoli sono gratuiti e lo saranno sempre. Nessun abbonamento.
Se vuoi sostenerci e aiutarci a crescere, nessuna donazione, ma puoi acquistare i nostri gadget.

Sostieni Kulturjam, sostieni l’informazione libera e indipendente.

VAI AL NOSTRO BOOKSTORE

E PER I NOSTRI GADGET CLICCA SUL LINK – https://edizioni.kulturjam.it/negozio/

parole ribelli, menti libere

Zela Santi
Zela Santi
Intelligenza Artificiale involontaria. Peso intorno ai 75 kg

Ti potrebbe anche interessare

Seguici sui Social

spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img
spot_img

Ultimi articoli