www.kulturjam.it è un quotidiano online indipendente completamente autofinanziato. Il nostro lavoro di informazione viene costantemente boicottato dagli algoritmi dei social. Per seguirci senza censure, oltre alla ricerca diretta sul nostro sito, iscrivetevi al nostro canale Telegram o alla newsletter settimanale.
Dopo 20 mesi di genocidio a Gaza, si è scavato un solco tra chi prova empatia e chi resta indifferente. Solo una minoranza irriducibile continua a lottare per la giustizia, mentre i complici e gli ignavi mostrano il volto disumano di un sistema fondato sull’egoismo.
I genocidari verranno sconfitti da una cosa che non sono in grado di capire: i sentimenti umani*
Una delle cose che chi si batte contro i massacri continua a chiedersi è come sia possibile che tanti presunti umani si disinteressino totalmente di quello che sta succedendo. In effetti, venti mesi di genocidio hanno fatto emergere con chiarezza mai vista prima le grandi divisioni di fondo tra gli abitanti di questo pianeta.
Per noi milioni di persone che proviamo sentimenti ed empatia è semplicemente impossibile proseguire la nostra vita come se nulla fosse: la continua e insostenibile ferocia scatenata dall’uomo sull’uomo getta un’ombra pesante e persistente sulle nostre giornate e ci impedisce di gustare appieno le piccole gioie delle nostre esistenze.
Per noi persone emotivamente sane, fermare il genocidio (o perlomeno provarci) è l’unico modo di ripristinare delle condizioni di vivibilità, per sopportare almeno in parte tutto il dolore inflitto ai palestinesi, che pesa sul nostro cuore e sul nostro fisico quasi come se fosse inflitto anche a noi.
Questa sentimenti forti e prorompenti che noi proviamo sono invece del tutto incomprensibili per gli ignavi e gli ipocriti che ci circondano, e il motivo è presto detto: sono dei menomati emotivi, spaventosamente autoriferiti, incapaci di empatizzare con le emozioni e i sentimenti altrui.
Sono il prodotto di un sistema che si fonda sull’individualismo più bieco, di teorie pseudo-intellettuali che dividono gli uomini in razze, che parlano di meritocrazia invece che di fratellanza, che colpevolizzano gli ultimi per consentire ai primi di godere i loro privilegi senza fastidiosi problemi di coscienza. Un sistema che si chiama capitalismo e che ha generato legioni di individui patologicamente egoisti e privi di reale interesse per l’umanità.
Quello che ormai abbiamo capito è che nessuno di questi menomati pienamente inseriti nel sistema farà mai spontaneamente qualcosa per cercare di aiutare i palestinesi. Il quadro antropologico della grande maggioranza di coloro che si sono risvegliati recentemente è desolante, nessuna discontinuità è scaturita dalla manifestazione di Roma del 7 giugno, i partiti che l’hanno indetta sono già tornati ad occuparsi dei loro affari.
I media ora dedicano spazio, ma esclusivamente a casi umanitari depoliticizzati senza mai spiegare i meccanismi dello sterminio, quasi come se sulla Palestina si fossero abbattute delle piaghe divine e il nostro ruolo fosse al più quello di compatire le vittime. Appare evidente da chilometri di distanza che l’unica cosa che interessa a quelli che si muovono a rimorchio del “risveglio” è cercare di preservare la loro falsa immagine di brava gente agli occhi di chi è rimasto realmente umano.
Però c’è un’altra cosa che abbiamo capito: dopo venti mesi di massacri, praticamente tutti coloro che si sono attivati spinti da sinceri sentimenti umani di solidarietà, fratellanza e giustizia sono ancora intenti ad agire, a spendersi, a mobilitarsi e a mobilitare. La grande speranza dei genocidari, che credono che un giorno le loro malefatte cadranno nel dimenticatoio, è solo una pia illusione.
Noi che ci muoviamo non siamo la maggioranza, non abbiamo forza militare, ma abbiamo una determinazione incrollabile che viene direttamente dal nostro cuore, dalla nostra natura di autentici umani che vogliono restare tali.
Ancora oggi milioni di persone scendono in piazza, creano e alimentano reti, addirittura volano o marciano verso l’Egitto. Se gli ignavi si sentono in dovere di abbozzare timide e ipocrite proteste, se Israele è diventato in venti mesi lo stato più disprezzato e schifato che esista al mondo è sicuramente grazie all’immensa forza del popolo palestinese, che incredibilmente continua a mantenere la sua dignità anche a fronte a una campagna di annichilimento che avrebbe spezzato qualsiasi altro popolo al mondo, ma anche grazie a questa irriducibile minoranza di giuste e di giusti che nel mondo si è attivata per venti mesi di fila e che non ha alcuna intenzione di arrendersi e abbandonare i palestinesi al loro destino, perchè farlo significherebbe abiurare la propria natura, rinunciare alla propria umanità, rinchiudersi in una patologica negazione.
I genocidari, i complici e gli ignavi non possono capirlo perchè loro sono dei disumani privi di questi sentimenti. Per loro nulla ha una valore e tutto ha un prezzo: non riescono neanche a immaginare quale determinazione viva dentro le persone dotate di cuore e di senso di giustizia, ed è per questo che si cullano nella speranza che un giorno tutto verrà loro perdonato.
Ma la realtà è che questo non avverrà mai: se non sono bastati venti mesi ne metteremo altri venti, e poi altri venti. Non ci possono comprare, nè con soldi, nè col potere o altre lusinghe.
Andremo avanti fino a quando la Palestina sarà libera e i genocidari e i loro complici verranno sconfitti e pagheranno il prezzo dei loro crimini, semplicemente perchè nessuno di noi potrà vivere sereno finchè questo abominio non verrà seppellito insieme alle macerie del sistema che lo ha generato.
* Articolo originale di Alessandro Ferretti è su Substack
Sostieni Kulturjam
Kulturjam.it è un quotidiano indipendente senza finanziamenti, completamente gratuito.
I nostri articoli sono gratuiti e lo saranno sempre. Nessun abbonamento.
Se vuoi sostenerci e aiutarci a crescere, nessuna donazione, ma puoi acquistare i nostri gadget.
Sostieni Kulturjam, sostieni l’informazione libera e indipendente.
Leggi anche
- Israele senza maschera: la trasparenza del genocidio
- L’embargo USA contro Cuba: una reliquia della guerra fredda che danneggia solo il popolo
- L’Eternauta: un capolavoro del fumetto e della memoria
- “Israele contro Hamas”: il bestseller perfetto secondo le regole della narrazione
E ti consigliamo
- Shidda
- Noisetuners
- Novecento e oggi
- A sud dell’impero. Breve storia della relazione sino-vietnamita
- Sintropie. Mondo e Nuovo Mondo
- Musikkeller, un luogo-non luogo
- Breve guida per riconoscere il “coatto”
- Achab. Gli occhi di Argo sul carcere
- La terra di Itzamnà: alla scoperta del Guatemala
- Dittature. Tutto quanto fa spettacolo: si può essere ironici su temi serissimi e al contempo fare opera di informazione e presidio della memoria?
- Il soffione boracifero: ritorna dopo 10 anni il romanzo cult
- Cartoline da Salò, nel vortice del presente