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Tra Russia e Mongolia la storia del Khanato dell’Orda d’Oro

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Centrale nella storia russa è il Khanato dell’Orda d’Oro: nato a metà del ‘200 dalla frammentazione dell’Impero Mongolo e vissuto fino all’inizio del ‘500.

Il Khanato dell’Orda d’Oro

Il paese – a dispetto della vulgata europea sui mongoli terribili invasori – stabilì con la Russia un rapporto benevole; non mancarono nobili e città russe che ne riconobbero di buon grado il controllo.

Mosca, città costruita dagli esuli del Sud, fuggiti proprio alle orde mongole nei decenni precedenti, crebbe sotto il terrore e l’ammirazione per gli amici-rivali centroasiatici.

La corte locale si caratterizzò per la tolleranza religiosa, convertendosi tardivamente all’Islam, ma rimanendo sempre aperta alle altre fedi (ebbero seguito anche l’ebraismo e il buddhismo lamaista, mentre il substrato sciamanico rimase sempre vivo).

Lungo le vie del khanato viaggiarono mercanti italiani alla ricerca delle merci e delle ricchezze delle Indie orientali.

I cronisti riferivano di città ampie, ordinate e sicure, con quartieri divisi su basi etniche: mongoli di ogni etnia, turchi, arabi, russi, slavi, tibetani, si affiancavano ognuno con un proprio mercato rionale.

I viaggiatori occidentali trovavano in queste città qualcosa di nuovo e affascinante, non solo monete, seta o spezie, ma la possibilità di un paese multietnico e multireligioso; proprio nel momento in cui in Europa si affacciavano guerre di religione e stati-nazione, con vari episodi di intolleranza.

I nobili russi, i boiardi, facevano a gara per assicurarsi una principessa mongola nel lignaggio, per avere abiti, tappetti o stoviglie mongole in casa.

Come secoli prima nel Mediterraneo con l’Islam, il confronto tra europei e mongoli risultava inclemente per i primi; apparivano provinciali, intolleranti, tribali (feudali), litigiosi.

Così, le città russe (poco più che villaggi di capanne di legno in principio) dovevano sembrare poca cosa ai viaggiatori da Oriente.

I mongoli non furono costruttori di città (non era loro tradizione, ma con la trasformazione in Impero vi si cimentarono), ma avevano conosciuto la Cina, la Corea, il Vietnam, la Persia, l’Anatolia, l’India e i lembi orientali della civiltà cristiano-europea.

Circolarono con le buone (mercanti o missionari) o con le cattive (predoni e conquistatori) in tutto il continente euro-asiatico, regalando agli uni e agli altri religioni, stampe o tecnologie del capo opposto (e copiosa prole: circa l’8% della popolazione odierna dei territori un tempo occupati dai mongoli, presenta uno stesso cromosoma Y, probabile retaggio dei cavalieri delle steppe).

Solo in un secondo momento, lo stesso khanato finì vittima delle convulsioni interne che colpivano la vicina Russia. Iniziò un lento declino, ma non senza aver prima germinato proprie influenze e filiazioni nella civiltà russa (la cui componente mongola talvolta rimossa, talvolta esaltata è nota) e ramificazioni locali (vedi i Tatari di Crimea, ancora oggi presenti nella regione).

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Gabriele Germani
Gabriele Germani
Roma, 1986. Laureato in Storia contemporanea e Psicologia, con Master in Geopolitica. Lavora nell’ambito pedagogico-educativo. Si occupa da anni dei rapporti tra il Sud e il Nord del mondo, con le lenti del neo-marxismo, della teoria della dipendenza, del sistema-mondo e dell’Eurasia. Con questa prospettiva ha pubblicato negli anni, alcuni libri e articoli di storia e antropologia, in particolare sull’America Latina. Riferimenti bibliografici: Uruguay e emigrazione italiana: sogni, speranze e rivoluzioni di Gabriele Germani (Autore), Anthology Digital Publishing, 2022. Ha inoltre in pubblicazione con Kulturjam Edizioni: una raccolta di riflessioni su BRICS e mondo multipolare, con introduzione di Gianfranco La Grassa e con Mario Pascale Editore un testo sulla politica estera italiana durante la II Repubblica. Cura un micro-blog sul suo profilo Facebook (a nome “Gabriele Germani”) e un Canale Telegram sempre a nome “Gabriele Germani” (t.me/gabgerma). Dirige inoltre il Podcast “La grande imboscata” su attualità, geopolitica e cultura su varie piattaforme.

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