Il liberismo progressista è la nuova declinazione del neo liberismo, con la sua capacità di adattarsi alle esigenze che cambiano, quindi ora abbraccia la diversità, la sostenibilità, la “transizione ecologica”.
Il liberismo progressista fa tabula rasa di tutto
Il liberismo economico, nella sua declinazione progressista (quella di destra è solo uno sparring partner), sa che per affermarsi pienamente ha bisogno di tagliare i ponti, in maniera netta e definitiva, con il resto della storia dell’umanità.
È in quest’ottica che vanno letti i quotidiani deliri, l’ultimo in ordine di tempo quello della Stancarelli, sull’affidare ai ventenni le chiavi del mondo e chieder loro scusa.
Il concetto è: qualunque cosa sia successa fino a oggi è sbagliata, solo il nuovo, quindi l’ideologia liberista-progressista, è giusto. Un errore l’intera storia del cinema, della musica, della letteratura, dell’arte, un errore il welfare, i diritti. Tutto un colossale errore di cui fare tabula rasa.
E ora arriva quello/a a spiegarmi, con qualche banale frase fatta, che il conflitto generazionale è sempre esistito. Ma non mi dire! Ma questo è qualcosa di completamente diverso. La storia dell’umanità, nell’arte, come nella politica, è andata sempre avanti dialetticamente.
Le nuove generazioni contestavano le precedenti, ma ne tenevano conto, pur contestandole ne recuperavano pezzi, li ibridavano con nuove tendenze. La tabula rasa liberista-progressista, il post umanesimo è una aberrazione, una catastrofe artistica, politica, sociale. Antropologica.
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