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Vance scuote Monaco: il ragazzo dell’America profonda irride l’élite europea, denunciando la democrazia “formalistica” che giudica le intenzioni e censura a piacimento. Un discorso certamente di destra, ma almeno senza ipocrisie, che smonta il paradosso neoliberale
Vance Neghen
– Fausto Anderlini*
Vanghe-neghen, dicevamo da piccoli. Parola misteriosa per segnalare qualcosa fuori dell’ordinario. Che qui si potrebbe replicare con Vance-neghen. Grande performance, infatti, quella di Vance a Monaco. Il ragazzo venuto dall`elegia americana e da una storia piagata da una inferiorità socio-culturale patita come realtà e frustrazione, che in giacca e cravatta mette in riga i ‘maestri’ europei togati e la loro prosopopea dominante, li sbeffeggia con tono irridente intriso di sicumera.
Un discorso e una posa decisamente irrituale nella cornice dei rapporti interstatali. Come chi ha il coltello finalmente dalla parte del manico e si guarda bene dal nasconderlo. Prende come esempio ‘madornale’ l’invalidazione delle elezioni rumene e se anche finisce per snocciolare esempi un p’ bizzarri e minimali di censura delle opinioni tradizionaliste coglie il nocciolo del paradosso neo-liberale.
Il ‘pensiero unico’ fattosi dittatura, una democrazia ‘formalistica’ che si fa forma arbitrale esclusiva, che commina cartellini rossi a piacimento non a chi infrange la regola, ma a chi, giudicato in via preterintenzionale, potrebbe infrangerla.
Il processo alle intenzioni, di destra, ma anche di sinistra, come puntualizzato, usato come clava, cioè verdetto preventivo. Ad opera di una casta di potere che monopolizza tutti i ruoli in commedia: Pubblico ministero, giudice, e anche giuria. Una democrazia paradossale, la negazione delle premesse del liberalismo.
Certo un discorso fatto da destra, ma un discorso di verità, un discorso ideologico senza il velo dell’ipocrisia, cioè, parafrasando il Marx della critica dell’ideologia tedesca, una critica dell’ideologia europea puntuale come mai.
* Dalle riflessioni ‘social’ di Fausto Anderlini
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